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C'era una volta a... Hollywood

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su C'era una volta a... Hollywood

di axe
8 stelle

Rick Dalton e Cliff Booth sono rispettivamente un attore non più sulla cresta dell'onda ed uno stuntman sua controfigura. Sono grandi amici. Rick Dalton tenta di sopravvivere in un ambiente cinematografico in costante evoluzione; Cliff, occasionalmente anche suo autista, vive della sua "luce riflessa". Può lavorare solo insieme a lui, poichè ha fama di attaccabrighe ed è sospettato di aver ucciso la moglie. I vicini di casa di Rick, che possiede una villa in Cielo Drive, a Hollywood, sono i coniugi Roman Polanski e Sharon Tate, rispettivamente celebri regista ed attrice. Rick confida in un'amicizia con essi, per salvare la propria carriera da un imminente declino, preannunziato dall'assegnazione del ruolo di cattivo in una serie TV e l'invito del suo produttore a recarsi in Italia per interpretare degli spaghetti-western. Mentre Rick recita nel ruolo di cattivo, Cliff, dopo aver dato un passaggio ad una giovane hippie, di cui la città di Los Angeles è piena, entra in contatto con la poco ospitale comunità di lei, scontrandosi con alcuni dei membri. Alcuni esponenti di quella stessa comunità, molti mesi dopo, giungono in Cielo Drive per compiere un eccidio ordinato dalla carismatica guida spiriturale; fanno irruzione nella villa di Rick, con il quale hanno avuto uno scontro poco prima, trovando gli occupanti in preda ai fumi dell'alcool e della droga; sarà un massacro. Tarantino intreccia la storia dei due amici con un evento di cronaca nera che sconvolse Hollywood sul finire degli anni '60, il brutale assassinio di Sharon Tate e dei suoi amici ad opera dei seguaci di Charles Manson, riscrivendone però il finale. Il regista tratteggia una Los Angeles coloratissima, vivace e verosimile, ricreando con efficacia l'ambientazione hollywoodiana. La dinamicita' di tale mondo non dà tranquillità all'attore Rick Dalton; nonostante un buon avvio, la sua carriera non decolla. Finisce per doversi accontentare di ruoli i quali, teme, lo porteranno, nonostante la giovane età, sulla via del tramonto, a causa in parte della sua sregolatezza, in parte della sua superbia, in parte, infine, per la rapidità con la quale cambiano interessi e gusti degli spettatori. Ancor meno tranquillo è il suo amico e compagno di bagordi, Cliff, da sempre abituato ad arrangiarsi e a non chinare la testa; la sua indole focosa lo porta a dover tener testa ai membri della sinistra comunità di hippies, di cui, apprendiamo, la guida è Charles Manson. In questo contesto conosce alcuni di quelli che successivamente si recano a Cielo Drive per compiere l'azione criminosa, di cui il regista scrive un finale diverso. Ottima l'interpretazione dei due protagonisti per Leonardo DiCaprio e Brad Pitt, una coppia affiatata che interagisce con dialoghi brillanti e mai noioisi; brava, inoltre, Margot Robbie nei panni di Sharon Tate, tratteggiata come una persona entusiasta della vita, consapevole della propria bellezza e capacità, ben inserita nel contesto del jet-set cinematografico, eppure priva di malizia e molto spontanea. Tarantino, con quest'opera, sembra rivolgere un tributo alla Hollywood degli anni '60, rappresentandone, non solo metaforicamente, le molte luci, e facendone passare in secondo piano alcune ombre, tra le quali i fallimenti umani ed artistici di chi è lasciato indietro dall'estremo dinamismo della cinematografia; ma non solo. Il regista non accenna minimamente a raccontare la storia dei sinistri hippies di Charles Manson, di cui sono noti non solo i crimini commessi, ma anche i trascorsi di abbandono, violenza, indifferenza, sfruttamento, i quali ci ricordano che, nell'America benestante ed edonistica che fa da sfondo al racconto, non tutto andava bene. Tarantino ha cura di costruire la sua Hollywood inserendo quanti più dettagli realistici possibile, sia in rapporto a nomi ed eventi, sia in riferimento alle dinamiche sociali. Il ritmo del film è lento; dialoghi mai noiosi, benchè prolissi, occupano buona parte delle oltre due ore di film, mentre l'azione e la suspence si concentrano nelle sequenze - alcune assai violente e sanguinose - in cui appaiono i membri della "Manson Family". Il racconto è accompagnato da una varia e gradevole colonna sonora ricca di brani dell'epoca. Ho letto alcuni giudizi negativi su quest'opera; a me è piaciuta. Tarantino dirige con sicurezza i suoi attori, limita la violenza, esplosiva e "gratificante", a quanto richiesto dalla trama, ricostruisce atmosfere ed ambienti in modo da renderli una festa per gli occhi, rende omaggio alle sue fonti d'ispirazione, un cinema italiano di genere riscoperto dopo anni di sottovalutazione, ed una Hollywood frenetica, cinica, solare, sincera, che non esiste più; infine rielabora un evento tragico, assegnandogli il finale che certamente tutti noi avremmo preferito.

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