Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
C'era una volta a... Hollywood è l'espansione teorica di Bastardi Senza Gloria; l'unico e ultimo salto concettuale possibile dopo il film dell'autore americano con protagonista Brad Pitt, in cui il discorso teorico intrapreso da quest'ultima pellicola, diventa, stavolta, universale, risultando completamente esteso, poiché tutto è divenuto cinema: in C'era una volta a... Hollywood è, ancora una volta, appunto, il cinema che può cambiare la Storia. Stavolta, però, da microcosmo filmico, si passa a macrocosmo cinematografico; dalla sala, si passa alla città-cinema; dal cinema (inteso, appunto, come sala) si passa al Cinema (inteso come concetto, come mondo). Insomma, non più solo una struttura in cui avviene al suo interno un radicale cambiamento della Storia e della sua Immagine, ma un intero mondo in cui avviene il suddetto mutamento storico e, di riflesso, dell'Immagine tutta. Insomma, è come se nell'ultimo film di Tarantino, fosse diventato tutto cinema, come se si parlasse cinema, come se il cinema fosse un universo a parte, che il regista di Pulp Fiction tratta in maniera centrale e, ovviamente, funzionale: è (ancora una volta!) il cinema che funge come atto salvifico e rivoluzionario. Stavolta, però, il cinema si eleva ad un livello ancora superiore, di stato di grazia: non uccide (Hitler), ma, addirittura, salva (Sharon Tate)! Questa volta, la settima arte assume un valore ancora più centrale e globale, nonché totalizzante: se in Bastardi Senza Gloria è nel cinema che cambiava la storia, in C'era una volta a... Hollywood è il Cinema che cambia la storia.
Lo si può dire senza alcun dubbio alcuno: mai come in questo caso, Tarantino utilizza tutte le potenzialità del mezzo cinematografico, facendolo risultare, per l'ennesima volta, uno strumento estremamente rivoluzionario, nonché salvifico.
C'era una volta a... Hollywood risulta essere il lungometraggio piu fluttuante, sospeso e complesso del filmmaker statunitense, nonché il suo film più imprendibile ed indefinibile. La sua opera più gioiosa e passionale, nonché il suo lavoro più caleidoscopico, shakerato e, soprattutto, romantico.
Soprattutto, la sua pellicola più entusiastica e sentimentale, nonché il suo film più importante e catartico. Il suo canto del cigno al contrario. Il suo Goodbye Dragon Inn capovolto.
Insomma, il suo Mulholland Drive.
Il suo Sunset Boulevard.
Con C'era una volta a... Hollywood, Tarantino compie un gesto concettuale di una potenza ed importanza incredibili. In sostanza, il suo più grande atto d'amore nei confronti della settima arte. La sua lettera d'amore per il Cinema.
Come se fosse il suo ultimo film.
O, magari, la sua più vitale preparazione teorica per il suo decimo, nonché ultimo, film.
Perché nella città dei sogni tutto è possibile.
Come, ad esempio, atterrare con una mossa l'intoccabile ed invincibile Bruce Lee.
O, magari, cambiare le sorti di quel tragico 9 agosto 1969, cosicché Rick Dalton, accolto da Sharon Tate ed i suoi amici, possa varcare i cancelli del paradiso, nella Cielo Dr., volando verso la volta celeste, così da ritrovarsi ospite nella dimora della moglie di Polanski.
E stare, anch'esso, tra le stars. O, meglio, tra le stelle.
Tutti insieme, rigorosamente scrutati e scortati dallo sguardo vigile di un probabile Dio (Cinema).
Il Cinema può.
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Voto: 10/10
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