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Bergman 100: La vita, i segreti, il genio

Regia di Jane Magnusson vedi scheda film

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La recensione su Bergman 100: La vita, i segreti, il genio

di mm40
6 stelle

Nel 1957 Ingmar Bergman girava Il settimo sigillo e Il posto delle fragole, i due suoi maggiori capolavori, nonché un film televisivo (Herr Sleeman kommer) e metteva in scena quattro rappresentazioni teatrali, preparando altri due film: è stato dunque il suo anno migliore?

In questo documentario la regista Jane Magnusson esplora il 1957 di Ingmar Bergman, considerandolo il suo anno migliore in assoluto all’interno di una lunga e intensa carriera; si tratta naturalmente di un pretesto per raccontare e far raccontare a una serie di colleghi, critici e artisti che hanno lavorato con il cineasta svedese la sua vita e le infinite sfaccettature della sua personalità. È così che, fra i tanti, Elliott Gould, Liv Ullmann, Dick Cavett, Roy Andersson, Gunnel Lindblom, Gosta Ekman e persino Barbra Straisand (?) raccontano il rapporto di Bergman con la vita e la morte, con il lavoro, con le donne e persino con il cibo e con le malattie; nulla che non sia già stato detto, in fin dei conti (e infatti a completare le interviste realizzate ad hoc ci sono spezzoni d’archivio di dichiarazioni dello stesso regista), ma comunque un bel modo per celebrare il centenario della nascita dell’autore de Il settimo sigillo, Il posto delle fragole (entrambi usciti nel 1957, per l’appunto) e di tanti altri capolavori della storia del cinema. Luci e ombre, curiosità assortite, due ore di durata ad alto ritmo, con qualche inserto qua e là tratto dai backstage dei film bergmaniani (forse le sequenze più interessanti del lavoro, in quanto le meno risapute). La Magnusson aveva già realizzato un documentario dal titolo Traspassing Bergman nel 2013 e, in quello stesso 2018, aveva licenziato per la tv svedese una versione lunga il doppio di questa pellicola, con il titolo Bergman – ett liv i fyra akter (Una vita in quattro atti); indubbiamente Bergman: Ett år - ett liv (un anno – una vita) ha decisamente più senso in questo contesto rispetto a Bergman 100: la vita, i segreti, il genio. Anche perché, come detto, di segreti qui ce ne sono ben pochi. 6/10.

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