Regia di Claudio Giovannesi vedi scheda film
Storia di "criminali bambini "Ispirata all'omonimo romanzo di Saviano. Di pregio, anche se non proprio originale
Nel gergo malavitoso per ‘paranza’ s’intende una batteria di fuoco di un gruppo camorristico, ma il termine ha origini “nautiche” e indica le piccole imbarcazioni, utilizzate per la pesca nei fondali bassi, dove si prendono soprattutto i pesci piccoli, adatti alla sola fritturina . Il titolo del film indica un nugolo di giovanissimi delinquenti, costituito da elementi talmente insignificanti,da non avere alcuno spessore criminale. A Napoli, nel quartiere Villa e nella Sanità, dove è ambientata l’intera vicenda, una “paranzella” di sei adolescenti, spaccia per conto del capozona di una famiglia camorrista, ricavandone ben poco. Sono dei quindicenni, con dei soprannomi coloriti, Lollipop, Limone, O’Russ, Briatò, Tyson, capeggiati da Nicola il leader del gruppo, figlio di una lavandaia del rione, vessata come tutti gli esercenti della zona dal pizzo degli estorsori. Sono solo dei ragazzini, ma assistono con rammarico, misto ad invidia e ammirazione, ai soprusi perpetrati da costoro, ai danni di vittime inermi, che vengono angariate e umiliate senza alcuno scrupolo, però adesso sono stufi di subire sopraffazioni, di prendere ordini dagli altri, stanchi di non poter entrare in discoteca a prendere un tavolo che costa 500 euro, vogliono tutto e subito, dunque fare soldi tanti e facili, comprare vestiti firmati e motorini nuovi. Ovviamente non c’è altro modo che aderire alle logiche malavitose, le uniche che ti consentono lauti guadagni in tempi stretti, ma ovviamente ad un prezzo alto, quello della vita il più delle volte, ma che sembra sfuggire ai ragazzini, ammaliati dal lusso in cui vivono i grossi criminali. Ad un pranzo di nozze, in cui partecipano come camerieri, restano estasiati vedendo i più noti e famigerati capi della malavita organizzata, tutti riuniti in pompa magna al sontuoso quanto kitsch pranzo nuziale, peraltro interrotto dall’irruzione della polizia. Nicola e i suoi amici vogliono avere il controllo totale su una piazza di spaccio e per questo avviano coraggiosamente un’attività in proprio, girano in branco usando gli scooter come fossero dei cavalli, ricalcando un immagine da far west, si procurano i “ferri”, grazie ad un vecchio boss relegato ai domiciliari, minacciano, sparano, subiscono anche dissidi interni, ma poi si innamorano, vogliono bene alla mamma, Nicola le regala i mobili nuovi , biasimano i metodi violenti dei boss, ma alla fine li emulano, usando le loro stesse tecniche,e lo stesso modus operandi.
Premettendo che il film e il romanzo che lo ispira sono abbastanza diversi, più esaustivo il libro anche se nella sceneggiatura del film, ha messo mano lo stesso Saviano,c'è da dire che per quanto concerne questo lavoro di Giovannesi, regista emergente di indubbio talento, pur se lodevole nelle intenzioni e interessante nella disamina delle dinamiche criminali e del comportamento dei piccoli delinquenti in erba, somiglia troppo a tanti prodotti similari che lo hanno preceduto. A parte il famoso Gomorra sia il film che la serie, ci sono altre pellicole come “Tatanka” “L’intrusa “Nato a Casal di principe” tanto per fare solo qualche esempio.
La sostanziale differenza, è che questo è un racconto di iniziazione, che parte da zero per giungere al crimine più efferato, questa escalation è tanto sorprendente, laddove i suoi protagonisti sono solo dei “bambini” costretti a crescere in fretta, in un luogo infernale, senza speranze e prospettive, dove vige qualcosa che assomiglia molto alla legge della giungla. Stride volutamente il momento in cui il giovanissimo protagonista, conquistato il quartiere, dopo aver sparato e ucciso senza il benché minimo rimorso, litiga con il fratello piccolo, per delle merendine. Dunque si parla di ragazzini ingenui, immaturi, che incoscientemente imboccano la strada senza ritorno, del crimine.
Fanno tenerezza e rabbia, nella loro indole, coesistono slanci affettuosi e comportamenti spietati. Nicola fa la corte a Letizia, regalandole dei palloncini, si diverte sui “tozza-tozza” insieme alla sua fidanzata, poi la bacia al San Carlo durante l’esecuzione di un’opera lirica. Ci sono molti elementi di riflessione e il film è ben girato e ben interpretato da attori non professionisti, reclutati proprio dalla strada, quindi molto realistico, soprattutto nel linguaggio, un dialetto napoletano stretto, giustamente sottotitolato. A rimarcare l’aderenza della trama con l’attualità, la cronaca partenopea tristemente ci riferisce quotidianamente, di “stese” effettuate con disinvoltura, nei quartieri malfamati di Napoli, proprio ad opera di baby-gang. Per chi non lo sapesse le cosiddette “stese” consistono in raid compiuti da giovanissimi balordi a bordo di motorini, che sparano all’impazzata ad altezza d’uomo, non hanno bersagli precisi, ogni tanto qualche pallottola vagante colpisce qualcuno, che ha solo il torto e la sventura di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, servono unicamente a “marcare il territorio” cioè a comunicare a tutti, che in quel quartiere, comandano loro. In definitiva ci sono tanti motivi d’interesse in quest’opera, tuttavia resta sempre desta la sensazione, di aver già visto e sentito quasi tutto.
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