Regia di Pierre Morel vedi scheda film
Un tema scontato e particolarmente in voga negli anni Settanta, ridotto a innocuo TV movie da un regista del tutto privo di stile.
Chris rifiuta di essere coinvolto in un traffico illecito di droga dando corso, involontariamente, a un'azione di ritorsione che coinvolge anche la sua famiglia. Viene ucciso, assieme alla piccola figlia Carly, nel corso di un agguato compiuto a un luna park, durante il quale resta gravemente ferita anche la moglie Riley. Riley si riprende, ma deve subire un'ulteriore ferita, a causa di poliziotti e giudici corrotti, che la vede perdente al processo contro i killers. Cinque anni dopo il tragico avvenimento decide di perseguire a suo modo vendetta.
L'idea poteva essere interessante, anche se non certo nuova. (Non solo) in Italia era un tema tipico del poliziesco anni Settanta (da La polizia ringrazia a Il cittadino si ribella, passando per L'uomo della strada fa giustizia) e nonostante i nostri registi disponessero di pochi spiccioli, a differenza di Pierre Morel - che invece lavora in una produzione da 25.000.000 di dollari! - quei vecchi film avevano personaggi credibili, ritmo inarrestabile e, soprattutto, "anima". All'opposto di Peppermint, che invece non funziona per nulla fin dai primi minuti.
"Non puoi andare in giro a prendere a pugni gli idioti, o diventi come loro", dice Riley alla piccola figlia in uno dei dialoghi più còlti della sceneggiatura. Ecco, quella frase anticipa quello che poi diventa il film, una vera idiozia. Il problema, oltre ai brutti testi, sono personaggi solo abbozzati e dai profili psicologici impossibili, messi però in scena in un film che vorrebbe essere verosimile. Ha voglia, Jennifer Garner, a rendere nel migliore dei modi possibili credibile il suo personaggio. Qui è nelle mani di un regista che gira una brutta sceneggiatura con il pilota automatico, riuscendo a dare alle riprese un taglio televisivo e cosa peggiore, del tutto indolore. Non c'è sentimento, neppure nei momenti più tragici (l'attentato in cui l'insignificante protagonista perde marito e figlia), e soprattutto è incomprensibile la scelta di rendere tutto così edulcorato e privo di violenza.
Abbondano le sparatorie ma il sangue non lo si intravede mai, i delitti sono tutti fuori scena e sembra di essere tornati ai tempi di meta' XX° secolo, nei western alla John Wayne, dove pistole e pallottole appaiono - più che devastanti strumento di morte - giocattoli e caramelle, che fan tanto fracasso ma poco danno. La violenza nella realtà è terribile, ma è altrettanto terribile mascherarne gli effetti. Fosse stata una commedia, magari la scelta avrebbe avuto un suo perché. I potenziali temi sociali (delinquenza, collusione di forze dell'ordine e giustizia con la malavita) nella mani di Morel svaniscono come neve al sole. Peppermint, titolo tra i più visti in streaming e di buon successo al botteghino, deve la sua fortuna probabilmente alla pigrizia degli spettatori, che ormai più che scegliere subiscono passivamente le selezioni forzatamente imposte dal mercato. In Italia ci ha messo il nome Andrea Occhipinti, in genere garanzia di buone scelte distributive, ex attore un tempo sui set di Lucio Fulci (Lo squartatore di New York) e Lamberto Bava (La casa con la scala nel buio): due registi di film a basso budget che per talento, al confronto, battono Pierre Morel 1000 a 1!
"La vendetta procede sempre dalla debolezza dell’animo, che non è capace di sopportare le ingiurie." (François de La Rochefoucauld)
Trailer
F.P. 04/04/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 98'06")
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