Regia di Paolo Zucca vedi scheda film
Un uomo in motocarro sfida un asino che gli ostruisce il “passaggio” lunare, spazio metafisico. La metafora per i sardi autoctoni è palese, per gli altri occorrerà la fantasia. Nella colonia italiana e americana della Sardegna qualcuno ha osato catturare la luna e un agente di nome Kevin che si vergogna di essere sardo viene inviato in missione per scoprire chi è. Gli viene affiancato Badore, un coach per educarlo alla sardità, quella dei luoghi comuni prettamente barbaricini. Terminato il duro addestramento Kevin/Gavino giunge sull’isola per intercettare L’UOMO CHE COMPRO’ LA LUNA. Mai sottovalutare però il filu ferru lussurgese.
L’opera seconda di Paolo Zucca è suddivisa in due parti: una prima parte satirica e grottesca in cui il luogo comune sul balente e la balentia viene elevato a letteratura (e non sarebbe male vedere il regista alle prese con i romanzi di Niffoi) che scatena sane e grasse risate. Tuttavia in Zucca c’è del metodo, studio dei tempi e di un certo straniamento che ricorda UNA STORIA VERA di Lynch e il classico Kusturica mescolati ad un surrealismo originale.
I due protagonisti sono due attori comici popolari, qui davvero superbi: Jacopo Cullin, Giano bifronte nei panni di Kevin Pirelli il milanese e l’originario Gavino Zoccheddu è un protagonista da valorizzare al più presto. Il suo formatore Benito Urgu dalla dolente fissità isolana alla Harry Dean Stanton racchiude in gesti, silenzi, frasi secche, battute fredde tutta una terra. In altre parti si apprezzano la coppia Pino e Dino ovvero Stefano Fresi e Francesco Pannofino, agenti fedeli alle stelle e strisce; lo sboccato e dal volto scolpito sul legno Luciano Curreli e un corredo di facce autentiche da Sardegna nuragica.
Nella seconda parte il racconto si fa realmente lunare, vagamente poetico e onirico, soprattutto Autonomistico e anticolonialista. L’orgoglio sardo prevale sulla deriva american-italiota. Da Amsicora a Gramsci, passando per Grazia Deledda e Giommaria Angioi i capisaldi della nostra millenaria storia appaiono come in un sogno lunare all’incredulo Kevin/Gavino guidato dal Virgilio della situazione Badore, compreso l’amato nonno. E così il film nella figura forte, libera ed emancipata di Teresa (interpretata da Angela Molina) - dea madre ideale – diventa manifesto storico identitario di un’isola in costante ricerca di riscatto.
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