Regia di Anna Boden, Ryan Fleck vedi scheda film
Per la prima volta il MCU decide di introdurre una protagonista femminile dedicandole un film solista, cavalcando l’onda del girl power e inserendola furbamente come tassello fondamentale all’interno della sua macrotrama. Un’operazione di tutto rispetto, vista l’ormai sofisticata abilità dei Marvel Studios nell’attirare il pubblico generalista ad ammirare il nuovo supereroe appena introdotto.
Nonostante le variabili siano a favore della major e gli incassi esorbitanti, si è creato un circolo mediatico attorno al film che forse risulta più interessante e memorabile della pellicola stessa.
La rivolta del web e la polemica dei media sta proprio nelle dichiarazioni controverse dell’attrice protagonista Brie Larson, che afferma in una conferenza di non accettare il fatto che la critica sia composta per la maggior parte da maschi bianchi e non dalle varie minoranze che compongono l’America; di conseguenza secondo l’attrice, i film non vengono recepiti come dovrebbero non avendo una critica eterogenea che li possa criticare seriamente. La mal interpretazione del suo discorso e la contraddizione della stessa Brie Larson hanno generato così l’ennesimo scontro tra pubblico e Disney con relativi boicottamenti e video diffamanti.
È interessante come ormai lo scontro tra l’Hollywood liberale e il pubblico generalista sia sempre più acceso quando si tratta di rappresentare figure femminili forti nel Cinema contemporaneo, che si ripecuote indubbiamente sulla qualità e sulla percezione delle produzioni cinematografiche.
Inevitabilmente il paragone con Alita - Angelo della battaglia è doveroso, in quanto tratta anch’esso l'emancipazione femminile, e quest'ultimo lo tratta con più profondità e sensibilità rispetto al film Marvel. Tuttavia Captain Marvel non rappresenta per niente una propaganda SJW e un girl power fine a sé stesso come da molti è stato definito, anzi, tratta diversamente la classica genesi del supereroe.
Il film infatti, narra le vicende di Carol Danvers, una guerriera Kree impegnata nella millenaria guerra contro gli Skrull, una razza aliena mutaforma che invade i pianeti emulando le loro popolazioni. La nostra protagonista convinta nella sua crociata dal suo maestro Yon-Rogg, inizia a dubitare della sua stessa identità e dei suoi insegnamenti, in quanto vittima di allucinazioni di frammenti della sua memoria che la riconducono nel suo passato sulla Terra. Dopo una fallita incursione su un avamposto Skrull ed essere fuggita da una loro prigione, la nostra eroina finisce sulla Terra dove riscopre sé stessa grazie anche all'aiuto di un giovane Nick Fury.
La trama del film si colloca infatti negli anni '90 ed è dunque un prequel degli eventi che seguiranno nel MCU con il primo Iron Man del 2008. L'utilizzo di una linea temporale ambientata nel passato come giustificazione del Deux ex Machina di Captain Marvel nella scena post credit di Infinity War, risulta giustificabile e poco forzato ai fini della macrotrama, che permette anche ampio spazio nel descrivere il background di Carol Danvers attraverso il montaggio alternato dei suoi flashback.La narrazione delle sue origini risulta dunque ambigua e poco nota allo spettatore, che potrebbe non empatizzare con il personaggio, ma il tutto è funzionale al gioco di maschere e intrighi che permea per tutto il lungometraggio. La narrazione infatti adotta uno stile alla spy story, in cui nessun personaggio è come appare. I falsi insegnamenti, le bugie della retorica, i benefattori che diventano malfattori e il coraggio di affrontare le proprie incertezze, sono i temi principali che caratterizzano la pellicola, che ribalta le aspettative dello spettatore regalando ottimi colpi di scena. La natura mutaforma degli Skrull non fa che avvalorare questi temi e rende il lungometraggio ancora più intrigante e imprevedibile.
l film non ha dunque problemi di ritmo negli eventi rappresentati e nel suo inserimento nella macrotrama del MCU, ma ha il gravoso difetto nell'incapacità di donare una buona caratterizzazione a Captain Marvel, che non ha elementi unici che la contraddistinguono dagli altri Avengers. L'interpretazione granitica e monofacciale di Brie Larson non aiuta di certo a infondere ulteriore carisma alla piattezza del personaggio, che viene salvato unicamente dai personaggi secondari che lo accompagnano nel suo lungo viaggio interiore per raggiungere la piena consapevolezza del suo potenziale. L'eccesivo overpower di Captain Marvel risulta comunque contestualizzato dall'origine dei suoi poteri, anche se questo porta nel corso della trama a non avvertire una reale preoccupazione per le sorti del personaggio nei momenti di massima difficoltà.
I registi Anna Boden e Ryan Fleck hanno comunque confezionato un prodotto modesto con alcuni spunti interessanti, ma che presenta una regia standard e spesso fallace nel rappresentare alcune scene d'azione. Un regista più capace invece - come James Gunn -avrebbe dato più risalto alla messa in scena di questa semi avventura spaziale.
Insomma, l'ennesimo cinecomic fast-food di transizione tra i i film corali del Marvel Cinematic Universe, che soffre ormai di una continuity sempre più votata alla quantità che alla qualità, ma che indubbiamente ha rivoluzionato il cinema d'intrattenimento e il genere supereroistico, e che concluderà formalmente il suo primo ciclo vitale col capitolo finale Avengers Endgame.
Voto 7-
PS: La perdita dell'occhio di Nick Fury è sì divertente, ma uccide totalmente il pathos e la drammaticità di The Winter Soldier.
Per chi volesse approfondire sulle dichiarazioni dell'attrice protagonista Brie Larson...
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