Regia di Arturo Ripstein vedi scheda film
Se mai è esistita, al cinema, la rappresentazione di un amour fou di derivazione surrealista, questo ne è probabilmente l'esempio più sfolgorante. Un film come questo sarebbe sicuramente piaciuto a cineasti come Buñuel e Marco Ferreri. Si narra la storia, ambientata nel Messico del 1949 e tratta da un fatto di cronaca reale, di un'infermiera cicciona madre di due bambini e senza marito che, invaghita di Charles Boyer, risponde all'annuncio su una rivista di un imbroglioncello che si spaccia per sosia del divo francese. La donna se ne innamora immediatamente e non lo lascia nemmeno quando lo squallido individuo rifiuta i bambini né quando scopra di quali mezzucci viva. Inizia così un sodalizio psicopatico-criminale a metà tra Bonnie & Clyde e "Arsenico e vecchi merletti" nel quale il cervello (!) è la donna, mentre l'uomo ci mette soltanto il pisello.
Il film di Ripstein si fa seguire con interesse nonostante la materia repellente: i crimini della coppia diventano via via più sordidi (alla fine l'omicidio di una bimba innocente), un po' come la carriera criminale di Henry e Otis in "Henry pioggia di sangue". Ma non c'è solo questo: a sottofondare la vicenda c'è questo rapporto d'amore insano e una serie di personaggi femminili squallidi e soli (la moglie infedele, la zitella fanatica religiosa, la vedovella avida) che in alcuni momenti inducono lo spettatore perfino a pensare "e dai, spaccale la testa!". E probabilmente il messaggio, se messaggio c'è, è proprio quello di far riflettere sul fatto che una società mostruosa non può che produrre mostri: tanto è vero che i rappresentanti delle istituzioni (la polizia) non si comporta in maniera diversa dai due disgraziati criminali protagonisti della più sgangherata e sanguinosa luna di miele della storia del cinema.
Eccellenti i due interpreti, la voluminosa Regina Orozco e il mingherlino Daniel Giménez-Cacho (un falso gentiluomo spagnolo che perde la pazienza soltanto quando gli maltrattano il parrucchino), i quali entrano vieppiù in parte mano a mano che il film procede. La riuscita del film dipende anche da loro, oltre che dalla bella colonna sonora di David Mansfield.
Una delle migliori degli ultimi anni, giustamente premiata a Venezia nel 1996.
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