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Profundo carmesí

Regia di Arturo Ripstein vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Profundo carmesí

di sasso67
8 stelle

Se mai è esistita, al cinema, la rappresentazione di un amour fou di derivazione surrealista, questo ne è probabilmente l'esempio più sfolgorante. Un film come questo sarebbe sicuramente piaciuto a cineasti come Buñuel e Marco Ferreri. Si narra la storia, ambientata nel Messico del 1949 e tratta da un fatto di cronaca reale, di un'infermiera cicciona madre di due bambini e senza marito che, invaghita di Charles Boyer, risponde all'annuncio su una rivista di un imbroglioncello che si spaccia per sosia del divo francese. La donna se ne innamora immediatamente e non lo lascia nemmeno quando lo squallido individuo rifiuta i bambini né quando scopra di quali mezzucci viva. Inizia così un sodalizio psicopatico-criminale a metà tra Bonnie & Clyde e "Arsenico e vecchi merletti" nel quale il cervello (!) è la donna, mentre l'uomo ci mette soltanto il pisello.
Il film di Ripstein si fa seguire con interesse nonostante la materia repellente: i crimini della coppia diventano via via più sordidi (alla fine l'omicidio di una bimba innocente), un po' come la carriera criminale di Henry e Otis in "Henry pioggia di sangue". Ma non c'è solo questo: a sottofondare la vicenda c'è questo rapporto d'amore insano e una serie di personaggi femminili squallidi e soli (la moglie infedele, la zitella fanatica religiosa, la vedovella avida) che in alcuni momenti inducono lo spettatore perfino a pensare "e dai, spaccale la testa!". E probabilmente il messaggio, se messaggio c'è, è proprio quello di far riflettere sul fatto che una società mostruosa non può che produrre mostri: tanto è vero che i rappresentanti delle istituzioni (la polizia) non si comporta in maniera diversa dai due disgraziati criminali protagonisti della più sgangherata e sanguinosa luna di miele della storia del cinema.
Eccellenti i due interpreti, la voluminosa Regina Orozco e il mingherlino Daniel Giménez-Cacho (un falso gentiluomo spagnolo che perde la pazienza soltanto quando gli maltrattano il parrucchino), i quali entrano vieppiù in parte mano a mano che il film procede. La riuscita del film dipende anche da loro, oltre che dalla bella colonna sonora di David Mansfield.

Sulla colonna sonora

Una delle migliori degli ultimi anni, giustamente premiata a Venezia nel 1996.

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