Regia di Chris Sun vedi scheda film
Tra le sconfinate colline in piena terra australiana, un gigantesco cinghiale dalle zanne diabolicamente ricurve e a tratti sgretolate dai precedenti combattimenti, finisce per costituire la minaccia più pericolosa per una comunità locali, vittima uno dopo l'altro della potenza senza freno del gigantesco scherzo della natura, ormai fermamente proteso a difendere quello che considera il proprio esclusivo territorio di caccia.
Da un regista esperto in horror tutto australiano di nome Chris Sun, Boar rinverdisce i torvi, ma indimenticati miti lasciati, nei lontani anni '80, dall'ormai mitico Razorback, esordio al fulmicotone di quel versatile cineasta che è Russell Mulcahy, che fece il botto pochi anni dopo con Highlander, per poi sparire - soprattutto in termini di personalità, stile e carattere di direzione - inghiottito dai meccanismi tortuosi del più scontato (e a volte sin banale) prodotto di business magari corretto, ma di estrema routine.
Rispetto al capostipite, come ad altri film anni '70 e '80 con al centro del contendere l'animale minaccioso e fuori controllo (penso a Sfida a White Buffalo, al King Kong di Guillermin, a Un lupo mannaro americano a Londra di Landis), questo Boar spiazza per la tendenza a mostrare senza pudore e sempre in ripetizioni più ostentate, i particolari quasi impudichi della bestia-scherzo della natura: ciò grazie ai miracoli di una tecnica digitale che finalmente mette a disposizione possibilità di rappresentazione così realistiche da lasciare sbalorditi, evitando le centellinate apparizioni di particolari rapidissimi del mostro, frutto di elaborati lavori di meccanica propri dell'epoca precedente, frutto dell'ingegno meccanico di artigiani pur geniali del calibro di Rambaldi.
Sun struttura la vicenda nel suo più consueto strascico di vittime, privilegiando un sapiente crescendo di tensione che rende il film tutto il contrario di un prodotto dai originali, ma che sa guardare al meglio dell'esperienza dei predecessori, aggiornando la tecnica ai miracoli della rappresentazione digitale che interagisce con il lavoro tradizionale degli attori (o meglio delle vittime) in carne ed ossa.
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