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Diamantino - Il calciatore più forte del mondo

Regia di Gabriel Abrantes, Daniel Schmidt vedi scheda film

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La recensione su Diamantino - Il calciatore più forte del mondo

di mm40
5 stelle

Diamantino è il calciatore più forte del mondo. A un passo dalla conquista della Coppa del mondo, però, sbaglia il rigore decisivo e perde contemporaneamente l’amato padre per infarto. Per cambiare la sua vita, divenuta di colpo un inferno, decide di adottare un migrante africano.

Diamantino è un film strutturato su più livelli: il protagonista è un calciatore, ma si parla poco o niente di calcio (e le poche sequenze ambientate in campo sono di pura fantasia, tutt’altro che realistiche); è un’opera politica, che affronta a colpi di satira la scalata al potere dei movimenti sovranisti contemporanei, ed è pure un interessante spaccato di feroce critica sociale, che va a colpire le superstar di inizio terzo millennio – i calciatori, che vivono un’intera esistenza fuori dalla realtà – e le banalità, la bassezza del Potere con la maiuscola, che agisce su larga scala con interessi personali portando avanti un ampio campionario di meschinità. Tutto questo non sarebbe neppure poco per una pellicola che si propone come la biografia demenziale, cioè smaccatamente comica, di un calciatore immaginario (ma verosimile all’ennesima potenza: è infatti una parodia evidente di Cristiano Ronaldo, anche sul piano estetico); i punti deboli del lavoro però non sono comunque pochi e risiedono esclusivamente nella scrittura. La sceneggiatura di Gabriel Abrantes e Daniel Schmidt, i due registi, architetta una parabola complessa e pure sulla carta efficace appoggiandone le basi su un terreno piuttosto friabile, conferendo ai personaggi psicologie fumettistiche (e passi) e allo stesso modo trascurando gli snodi centrali della vicenda: per dirne una, come è possibile adottare un bambino senza firmare pratiche, senza vedere documenti, senza avvertire le autorità? Parimenti risulta oscura la scena della liberazione del protagonista, nel pre-finale, forse anche con la complicità di una regia frettolosa; ma non sono questi gli unici punti in cui la struttura traballa. A ogni modo molto bene Carloto Cotta nei panni di Diamantino, e anche le gemelle Anabela e Margarida Moreira in ruoli di ‘antipatiche’; ma la cosa che colpisce maggiormente è l’utilizzo dosato e funzionale degli effetti speciali. Abrantes e Schmidt avevano già girato insieme un corto (A history of mutual respect, 2010) e un lungometraggio (Palacios de pena, 2011). 5,5/10.

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