Regia di Gabriel Abrantes, Daniel Schmidt vedi scheda film
Lusitexit
Travolto da un insolito destino d’agosto, in preda a forte crisi d’astinenza cinematografica, mi sono infilato in una polare (altro che scioglimento dei ghiacciai…) multisala e mentre chi, come la sorella del sottoscritto, vive ad Amsterdam (#ollolanda)
https://www.youtube.com/watch?v=Zy10HK7HaoA
ha già potuto vedere il documentario sul sommo Diegoarmandomaradona, a me non resta che Diamantino – il calciatore più forte del mondo.
Sgombriamo subito il campo (da gioco) da superficiali interpretazioni, dicendo che non si tratta di un biopic relativo al giocatore portoghese della seconda squadra di Torino.
In realtà, è un’opera profondamente anti italiana perché assistiamo alla vittoria del mondiale da parte dell’odiata Svezia e per tale motivo la Meloni ha già proposto di bruciare tutte le pellicole in circolazione di questo film (ancora non le hanno comunicato che non esistono più).
È un’opera che offende anche il nostro (almeno per ora) ministro dell’interno in quanto favorisce l’immigrazione clandestina perché in una delle prime scene si assiste al salvataggio di alcuni emigranti.
Sostiene Pereira che se ci fosse stato Lui, il buon Salazar, non avrebbe mai permesso che in un film si descrivessero agenti della PIDE lesbo e che il virile protagonista si trasformasse in un trans con un finale da Laguna blu.
Se non si è un Petri ed anche se girato a quattro mani, il grottesco è un genere da maneggiare con cura, i cui esiti hanno alte probabilità di deludere come nel caso di questo film in cui la satira sfocia nel demenziale.
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