Regia di Anja Kofmel vedi scheda film
Ibridando efficacemente il documentario con l'animazione, la regista ricostruisce la vicenda oscura della morte del cugino Chris durante il conflitto in Yugoslavia, che era andato inizialmente a documentare come giornalista per poi parteciparvi come miliziano, portando alla luce un capitolo misconosciuto di una delle grandi tragedie del 900.
71° FESTIVAL DEL CINEMA DI CANNES (2018) - SEMAINE DE LA CRITIQUE
L a documentarista svizzera Anja Komfel realizza un documentario (ibridato con l'animazione) su un tema profondamente personale: la tragica vicenda di suo cugino Chrs , ucciso nel 1992 dai suoi stessi commilitoni durante la guerra in Yugoslavia.
E' l'inizio degli anni 90 quando il giornalista ventisettenne Chris Würtenberg lascia la Svizzera in treno per recarsi al confine serbo-croato, dove infuria la guerra scatenata dalla dissoluzione della Yugoslavia, conflitto che sta sconvolgendo il mondo con i suoi tratti di ferocia inaudita, le stragi dei cecchini, i massacri indiscriminati di civili, le operazioni di pulizia etnica, che riportano l'Europa ad un tenebroso passato che si illudeva di essersi lasciata alle spalle decenni prima.
La missione di Chris, nel giro di poco tempo, in seguito all'incontro con certi ambigui personaggi di varia nazionalità, accorsi anch'essi al fronte con il pretesto dichiarato di documentare gli eventi, passa dal reportage giornalistico al diretto coinvogimento del conflitto. Infatti alcuni dei "giornalisti" stranieri hanno piuttosto il profilo di veri e propri mercenari o di miliziani ideologicamente vicini alll'estrema destra: costoro costituiscono una sorta di "brigata internazionale" combattente al fianco dell'esercito croato contro i serbi ed in questa veste si macchiano di veri e propri crimini di guerra contro i nemici e contro la popolazione civile.
Il documentario , oltre ad essere estremamente interessante nel portare alla luce un capitolo misconosciuto di una delle grandi tragedie di cui la nostra generazione è stata testimone, ha una marcia in più dal punto di vista stilistico: nel ricostruire la storia di Chris, la regista mescola efficacemente l'animazione con i filmati dell'epoca e con la riprese attuali del suo viaggio nella Croazia di oggi e e le interviste con coloro che avevano incontrato il cugino durante il conflitto. All'animazione, campo in cui la regista è esperta e diplomata, è affidata, oltre alla ricostruzione di ciò che non è mai stato filmatoe e di ciò che si può soltanto presumere in quanto mai definitivamente chiarito, anche la rappresentazione a livello simbolico dei risvolti più inquietanti ed oscuri della storia. Così gli attacchi dei soldati diventano sciami neri di insetti o cavallette di biblica memoria, a rappresentare simbolicamente il male e le tenebre annidantesi nell'animo umano, pronte a scatenarsi in un contesto in cui l'orrore diventa triste ma banale quotidianità.
L'aspetto che non mi ha convinto è che mi pare che che la regista tenti di alleggerire le responsabilità del cugino, facendolo passare per uno sprovveduto inizialmente animato da intenzioni innocenti e sincere, che poi si sarebbe poi fatto coinvolgere e trascinare in questa assurda avventura che l'avrebbe portato alla morte. Tuttavia, il fatto che già precedentemente avesse partecipato ad una milizia sudafricana pro-apartheid non depone a favore delle sue buone internzioni e fa pennsare piuttosto che, come per gli altri suoi compari, quella del giornalista potesse essere una sorta di copertura per un'attività militare mercenaria che era fin dall'inizio il suo obiettivo. D'altra parte però il documentario ha il merito di non fare sconti nel mostrare tutta l'assurda crudeltà della guerra yugoslava e di questi oscuri personaggi che accorrono da ogni parte del mondo per partecipare ad una guerra non loro, ed approfittano di questa occasione per sfogare una crudeltà ed una disumanità spaventose, di cui lo stesso cugino sarebbe diventato vittima.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta