Regia di Edmond Budina vedi scheda film
Raro caso di cinema albanese, realizzato in coproduzione con l'Italia, da un regista sensibile al tema sociale e politico. Regista che racconta di una nazione sempre più orientata verso l'interesse economico, di pochi a danno del popolo. Interessi speculativi che azzerano rapporti di amicizia, solidarietà o addirittura gli stessi legami di sangue.
Jani, dopo aver scontato il carcere in Italia, addossandosi la responsabilità di spaccio per difendere il figlio Dani, torna in Albania. Emigrare non gli ha portato fortuna. Dani ha fatto carriera politica e riserva al padre un appartamento di lusso a Tirana, ma quest'ultimo, abituato in totale autonomia, preferisce tornare al paese rurale di origine, accompagnato dall'amico Marko, per vivere in una casa diroccata abitata abusivamente da una ragazza senzatetto, madre di due bambine. La miseria, paradossalmente, fortifica legami di solidarietà e sincera amicizia e Jani arriva a provare un forte sentimento affettivo nei confronti delle bambine, trovando in loro quelle nipoti che il figlio gli ha impedito di conoscere. Proprio quando una delle due bambine si ammala, Jani scopre che Dani è implicato in un traffico di smaltimento di scorie radioattive, depositate occultamente in una discarica nei pressi dell'abitazione. Jani entra in contrasto con Dani, non approvando quel tipo di vita che, a danno della povera gente, gli ha permesso di entrare in un potente giro di politici e speculatori economici.
Uno dei rari casi di film girati in Albania, nazione da sempre poco coinvolta nell'arte cinematografica. La figlia di Edmond Budina (Adele) produce Broken coinvolgendo anche l'Italia (aiuto regista figura essere Edo Tagliavini, in precedenza regista di Bloodline e della serie horror antologica P.O.E.). È un film socialmente impegnato, immerso nella dura realtà di una nazione che si è sviluppata seguendo purtroppo le regole dell'interesse economico di pochi a danno della maggioranza. In Albania le città si sono cementificate, le costruzioni edilizie sono moltiplicate, mentre l'ambiente e i valori familiari crollano, per dare sempre più spazio alla corruzione politica. Budina gira senza mai fare ricorso a luce artificiale, riprende paesaggi naturali nei quali in maniera inversamente proporzionale più è evidente la miseria economica, più aumentano quei sentimenti di solidarietà e altruismo che contraddistinguono i migliori esseri umani. Jani è un raro esempio di onestà, circondato da persone inaffidabili (il figlio, l'amico Marko) ma intenzionato a portare avanti i suoi ideali. Ideali utopistici che se condivisi dalla maggioranza (in Albania, come altrove) porterebbero a vivere in un mondo migliore. Un mondo dove il rispetto della natura prevale sull'abusivismo edilizio; dove il riguardo per la vita umana sta davanti all'interesse economico; dove il rispetto di un figlio per un padre è fuori discussione. Come fuori discussione dovrebbero essere valori tradizionali che mettono, di fronte all'arrivismo sociale, l'attenzione al prossimo, e all'ambiente nel quale viviamo. Budina, fortemente radicato (per origine) a quel territorio, fa dunque cinema politico, nella speranza che i valori intoccabili nei quali crede, possano in qualche modo aprire gli occhi alla popolazione. Ottimi gli interpreti, che ricordano un tipo di cinema quasi neorealista, fatto da persone di strada inserite in un contesto drammatico ma anche comico: come dimostra la lunga e riuscita serie di sketches con i miseri anziani pensionati, che hanno per unico passatempo la visione di uno striptease improvvisato di sera, alla finestra, da una madre disperatamente alla ricerca di elemosina per sopravvivere.
Proiezione speciale al PFF 2019
Presente in sala, la figlia del regista dopo la proiezione ha ricordato come in Albania il film sia stato malvisto dalle istituzioni politiche, proprio perché opera critica nei confronti di un sistema che predilige la speculazione edilizia a danno della popolazione. E ricorda come anche giovani sindaci (ad esempio quello di Tirana) siano di fatto al servizio del Potere. Porta, come esempio, una celebre e fondamentale struttura edile, opera dell'invasione italiana: il Teatro Nazionale, edificato nel 1938 e importante simbolo culturale, è destinato probabilmente ad essere abbattuto nell'ambito di un progetto di riqualificazione ambientale che sembra essere, in realtà, frutto di compromessi economici e politici.
"La società va trattata tenendo conto che è composta di persone sensibili alla corruzione, al disprezzo, all’adulazione. Usando queste tre leve non dovrebbe essere difficile dominarla." (Ennio Flaiano)
F.P. 07/12/2019 - Versione visionata in lingua albanese, con sottotitoli in italiano, al Porretta Film Festival - XVIII° edizione.
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