Regia di James Foley vedi scheda film
Il tema della pena di morte viene affrontato senza un minimo di originalità da Foley: la messa in scena non regala alcun sussulto e il ritmo è piatto e prevedibile; anche le interpretazioni, Hackman a parte, non sono memorabili. Evitabile.
Un militante di destra (Hackman), razzista e autoritario viene condannato a morte per un attentato che in realtà non ha commesso. Tutti sono convinti della sua colpevolezza, nemmeno la figlia (Dunaway) gli crede e lui sembra rassegnato ad accettare la morte senza difendersi. Il giovane nipote avvocato (O'donnell)decidere di riaprire il caso.
Buona presenza scenica per questa giovane colored dalla bellezza non folgorante ma sicuramente intrigante. Purtroppo sul piano della recitazione si adegua alla mediocrità generale del film.
Nonostante i lifting, la stagionata Faye non è certo credibile nei panni della figlia del quasi-coetaneo Gene Hackman. Al massimo potrebbe esserne la sorella più giovane. Purtroppo la vena attoriale è smarrita da tempo e non le basta il ruolo quasi autobiografico di una alcoolizzata di mezza età in crisi per tratteggiare un personaggio autentico. Il suo manierismo e la recitazione sopra le righe le valgono una meritata nomination come peggiore attrice.
Assolutamente incapace di reggere il film. Un attorucolo per filmetti leggeri, inadatto a pellicole che abbiano per oggetto temi di un certo spessore.
Il film non è un grancchè ma lui seppur circondato da attori fuori ruolo e spaesati, offre la solita performance dignitosa e credibile.
Il regista dell'ottimo "Americani" da allora, non ha più trovato la vena e anche stavolta propone un prodotto convenzionale e di nessun interesse.
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