Regia di Wanuri Kahiu vedi scheda film
Un film africano diretto da una donna che parla di omosessualità femminile di per sè è una rarità. Tuttavia, ad un occhio attento "Rafiki" è una pellicola interessante, che non si esaurisce solo in proclami ideologici, anche se una storia del genere indubbiamente non è nuova ed in altri contesti è stata già ampiamente sfruttata dal cinema. Al centro di tutto l'amicizia e poi il crescente legame sentimentale fra due ragazze di diversa estrazione sociale, Kena e Ziki, che sono anche figlie di due candidati alle elezioni di opposto schieramento politico. La regista è brava nel ritratto d'ambiente, per noi piuttosto nuovo ed inedito, rende in maniera credibile le psicologie femminili delle due protagoniste, forse perde qualcosa nella prevedibilità di alcuni snodi narrativi, anche se le scene di isteria omofobica sono comunque dure e crude al punto giusto. E' anche originale nella messa in scena e nella fotografia satura di colori caldi e abbaglianti; del resto prima di questo "Rafiki" aveva già diretto diversi lungometraggi. Il film è parlato principalmente in inglese con alcune sequenze recitate nella lingua locale, lo swahili; in Kenya è stato fermato dalla censura e poi distribuito per pochi giorni, stando a quanto ho letto, poi proiettato al festival di Cannes dove ha raccolto buone recensioni e una certa attenzione internazionale. Non è un film che abbia valori estetici davvero di prim'ordine, ma se si considerano i suoi contenuti è un'opera di denuncia realizzata con talento e onestà.
voto 7/10
Friend (2018): scena
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