Trama
Tina, una guardia di frontiera con un sesto senso particolare nell'identificare i contrabbandieri, si trova faccia a faccia con una persona che non riesce bene a inquadrare e a capire se sia colpevole o no. Si ritroverà così costretta a fare i conti con terrificanti rivelazioni su se stessa e sull'umanità in generale.
Approfondimento
BORDER: IL CONFINE TRA REALE E FANTASTICO
Diretto da Ali Abbasi e sceneggiato dallo stesso con Isabella Eklöf e John Ajvide Lindqvist, Border racconta la storia di Tina, una doganiera nota per il suo straordinario olfatto. Per certi versi, è come se Tina riuscisse ad annusare da lontano il senso di colpa di chiunque nasconda qualcosa. Eppure, quando Vore, un uomo che sin dall'aspetto non sembra nascondere nulla di buono, le passa accanto, le sue abilità vengono messe alla prova come non mai. Il sesto senso le dice che Vore nasconde qualcosa che non riesce a identificare e, ancor peggio, inizia a provare nei suoi confronti una strana attrazione.
Entrando pian piano in confidenza con Vore, Tina ne scopre la vera identità e realizza anche molte cose sul suo stesso conto. Come Vore, anche Tina non appartiene a questo mondo. Tutta la sua esistenza si basa su una grande bugia ed è chiamata a scegliere tra il continuare a vivere nella menzogna o l'abbracciare le terrificanti rivelazioni avute da Vore.
Con la direzione della fotografia di Nadim Carlsen, le scenografie di Frida Hoas, i costumi di Elsa Fischer e le musiche di Christoffer Berg e Martin Dirkov, Border si basa sull'omonimo racconto di John Ajvide Lindqvist. A raccontare il progetto cinematografico è lo stesso regista in occasione della partecipazione del film nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes 2018: "Dare una definizione di genere oggi è complicato. Si tratta di trovare una cornice per un'opera e allo stesso tempo venderla. Quando ascoltiamo Wagner, non ci chiediamo a che genere appartiene. Sappiamo che all'ascolto percepiamo diverse sensazioni, brutalità, romanticismo, umorismo, elementi grotteschi... e non cerchiamo di inquadrarlo: Wagner è uno degli artisti che più ha amato la commistione di generi creando qualcosa di speciale e unico. Tutto ciò per dire che non ho mai pensato a Border come una commistione di generi, dalla commedia alla fantascienza, anche se buona parte del mio lavoro di regista consiste nell'essere un buon mixer, in grado di bilanciare tutti i diversi elementi a disposizione per realizzare un unicum coerente. Per Border, più che di generi preferisco parlare di film molto europeo: se fosse stata una produzione giapponese o americana, probabilmente sarebbe stata più etichettabile.
Provengo da una formazione letteraria e il mio cervello continua a lavorare come quello di uno scrittore: ho imparato a raccontare storie e c'è voluto molto tempo prima che mi interessarsi ai film, che nella mia mente erano soltanto un prodotto destinato alle masse, un passatempo per gente che non aveva di meglio da fare. Poi ho scoperto che il cinema, al di là della trama, può essere uno strumento stimolante per analizzare un mondo diverso dal mio e creare arte tagliando ogni connessione con la propria storia personale. Amo adesso Luis Buñuel e mio figlio si chiama Luis in suo onore. Chantal Akerman è colei a cui ho dedicato il mio primo cortometraggio (mi piace come porti la banalità della vita a un livello assurdo e surreale). Federico Fellini è uno dei maestri che più ammiro e che può essere considerato il Wagner del cinema per la sua capacità di mescolare diversi generi e farli funzionare.
La prima volta che sono entrato in contatto con il mondo di Lindqvist è stato vedendo Lasciami entrare. Subito dopo ne ho letto il libro. La storia ha inventato qualcosa di inedito, quello che oggi viene definito realismo scandinavo. Ammetto che mai avrei immaginato che un genere così innovativo potesse venire fuori dalla Svezia. Mi sono allora immerso nell'universo di Lindqvist e delle sue narrazioni dalle molteplici letture. Lasciami entrare offre una versione distorta della società svedese o è semplicemente una versione alternativa del mito dei vampiri? Non abbiamo una risposta ma sappiamo che una delle qualità peculiari dello scrittore è quella di saper costruire un ponte ideale tra il reale e il fantastico. La passione per i suoi universi mi ha portato a Border, un racconto a prima vista impossibile da trasporre perché si svolge tutto nella testa di Tina. In fase di sceneggiatura, ovviamente, sono stati fatti dei cambiamenti e si è aggiunta tutta la parte secondaria relativa all'investigazione. Da figlio della cultura iraniana, non potevo poi non inserire elementi di realismo magico e misticismo".
Il cast
A dirigere Border è Ali Abbasi, regista e sceneggiatore di origine iraniana. Nato nel 1981, ha alle spalle una carriera da scrittore che lo ha portato a pubblicare diversi racconti brevi in persiano. Nel 2002 ha lasciato i suoi studi al Politecnico di Teheran per viaggiare in Europa, stabilirsi in ultimo a Stoccolma… Vedi tutto
Trailer
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- Premio Un Certain Regard al Festival di Cannes 2018
Commenti (7) vedi tutti
Film d'essai decisamente interessante.
leggi la recensione completa di tobanisSarà anche originale e con un tema importante... ma a me è dembrato di una pallosità mostruosa.
commento di Aiace68Il racconto, pur avendo una inaspettata svolta fantasy, appassiona e intriga rivelandosi molto contemporaneo, grazie alla delicatezza e all'originalità con cui tratta il tema della diversità e del male, e soprattutto alla splendida prova attoriale della protagonista, aiutata anche da dei trucchi davvero ben fatti.
commento di Fanny SallyStraordinario e originalissimo viaggio nella diversità. Angoscia, depressione, senso di inadeguatezza e colpa dominano un'opera inquietante ed ipnotica, magistralmente scritta e diretta, mai banale, mai scontata. Dopo l'altrettanto riuscito "Shelley" Ali Abbasi si conferma e si migliora.
commento di LKAIl confine di cui ci parla Ali Abbasi non è di tipo territoriale e non è neanche quello tra chi è avvertito come diverso e chi ritiene di stare dalla parte corretta del mondo. Ma tra chi conserva il senso dell' umano e chi sceglie la disumanità come sedicente arma di giustizia. Conosciute le sue origini, Tina non pensa al male per farsi del bene.
commento di Peppe ComuneCome il precedente tratto da Lindqvist, quest'ultimo film sottolinea le sue riflessioni allegoriche sulle implicazioni sociali che sottendono la vera natura della diversità, intesa come deviazione dai caratteri somatici della normalità quanto quella assai più subdola che ne qualifica una mostruosità etica tanto più pericolosa quanto meno evidente
leggi la recensione completa di maurizio73oggetto misterioso e cupo, qusto film riesce nel non facile compito di parlare del tema dell'alieno con personalità, senza mai cadere nel ridicolo, pericolo sempre nell'aria in questi casi. al termine della visione è soprendente andare a scoprire i volti dei due attori principali.
commento di giovenosta