Regia di Apichatpong Weerasethakul, Aditya Assarat, Wisit Sasanatieng, Chulayarnon Sriphol vedi scheda film
Quattro episodi firmati da altrettanti registi thailandesi, ambientati nel loro Paese in un ipotetico futuro di qui a dieci anni. Il tema conduttore è quello del controllo oppressivo del potere sulla vita delle persone e sulle libertà civili ed artistiche.
71° FESTIVAL DEL CINEMA DI CANNES (2018)
Quattro episodi firmati da altrettanti registi thailandesi, ambientati nel loro Paese in un ipotetico futuro di qui a dieci anni. Il tema conduttore, come annunciato dalla citazione iniziale di George Orwell ("Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato.") è quella del controllo oppressivo del potere sulla vita delle persone e sulle libertà civili ed artistiche, quantomai pressante in una Thailandia che ha visto i militari andare al potere con un colpo di Stato nel 2014. E in effetti il futuro prossimo è immaginato dai quattro autori in una prospettiva poco incoraggiante, in quanto tutti vedono il destino della loro patria dominato dalla repressione piuttosto che da una ritrovata libertà.
Il primo episodio è a mio parere il più bello: Sunset di Aditya Assarat segue i polizotti che vengono chiamati da una delazione ad ispezionare una mostra fotografica dove sono esposte immagini ritenute problematiche e potenzialmente "disfattiste", sebbene si tratti di scatti abbastanza innocenti, come quello di un soldato che piange in un fast-food. La riflessione sulle derive della censura da parte di un potere istericamente spaventato anche dalla minima espressione di scontento è temperata dalla speranza affidata ad un tenero romanticismo, col giovane polizotto che si invaghisce di una dipendente della galleria e nella bellissima scena finale le fotografa il volto illuminato da un raggio di sole.
Il secondo, Catopia di Wisit Sasanatieng, tratta in maniera certamente originale i temi classici del mito totalitario della "purezza" e della persecuzione delle minoranze: in un inquietante futuro distopico, popolato da esseri col corpo umano e la testa di gatto, dediti ad una ossessiva cacia alle streghe nei confronti dei "diversi" cioè gli ultimi umani presenti nel Paese, tra cui il protagonista che, tramite uno spray all'olezzo felino, è riuscito finora a mimetizzarsi.
Ancora più bizzarro l'episodio diretto da Chulayarnnon Siriphol: praticamente muto, è un trip psichedelico in un visionario mondo orwelliano in cui i cittadini, ridotti ad automi, sono controllati fin nel bagno da un capillare sistema di video-sicurezza e telecomandati a distanza da una pacchiana dittatrice. Quando alcuni civili collassano a terra, boy-scout dalle uniformi rosa li lanciano nello spazio ed il film si tramuta in animazione lisergica ed allucinata, seguendo il viaggio spaziale dei corpi tra ruote infiammate di colori vivaci che li tagliano a pezzi.
L'episodio meno convicente è l'ultimo, direto dal regista più celebre, Apichatpong Weerasethakul. Ambientato in un parco cittadino dominato dall'arcigna statua di un precedente dittatore militare, in cui sono in corso lavori di ristrutturazione, vede alcuni personaggi parlare tra loro di svariati argomenti, sotto la figura incombente del potere autoritario.
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