Regia di Lukas Dhont vedi scheda film
Lara era un’adolescente transgender che forse stava vivendo nel migliore dei mondi possibili, senza saperlo...
Era Victor, alla nascita, ma quel nome non lo voleva e aveva voluto “ribattezzarsi” Lara, cosicché Lara era diventata, per tutti, persino per la sua carta d’identità.
Era giovanissima Lara; l’avresti detta un’adolescente in boccio, se non fosse stato per quel corpo legnoso, dalle ossa troppo grandi, e soprattutto per quell’appendice insopportabile del suo sesso che non riusciva proprio a nascondere, nonostante ci provasse, schiacciandoselo stoicamente sul corpo col nastro adesivo. Certo non era facile trasformare, come le sarebbe piaciuto, quell’involucro di carne e ossa, di cui si sentiva prigioniera, in un corpo femminile morbidamente aggraziato, anche se l’impresa non era impossibile: avrebbe potuto contare sul sostegno affettuoso di suo padre che, per aiutarla, aveva trasferito l’abitazione, la scuola dell’altro figlio nonché la propria attività di taxista dal Belgio francofono ad Anversa, nei pressi dell’ospedale dove alcune equipes specializzate ne avrebbero seguito il percorso fino alla conclusione, quando, finalmente sarebbe stata la creatura femminile che da sempre sentiva di essere; per ora doveva accontentarsi delle cure ormonali massicce che, inibendo lo sviluppo maschile, lentamente le avrebbero dato l’apetto di una ragazza, la Girl del titolo del film.
Lara, dunque, era un’adolescente transgender che forse stava vivendo nel migliore dei mondi possibili, senza saperlo, però, tutta presa com’era dal suo problema, e dall’impazienza di vederlo risolto, ciò che era acuito anche dalla volontà di non sfigurare nella prestigiosa Scuola Reale di Danza classica che l’aveva ammessa ai suoi corsi, accettandone la diversità, così come avevano fatto le sue compagne, che mostravano, per la verità, qualche maliziosa curiosità di troppo, violandone il doloroso pudore, ma senza vera intenzione di ferirla.
Se è vero che l’adolescenza è un momento cruciale della crescita di ciascuno, per Lara, alla disperata ricerca di un corpo che testimoniasse la propria identità femminile, l’adolescenza stava diventando una tortura insopportabilmente prolungata: l’affannosa e continua ricerca davanti allo specchio di qualche traccia di mutamento non dava alcun risultato; molte invece erano le tracce sanguinanti delle ferite che infliggeva continuamente a quel corpo nel tentativo di essere come le altre, cosicché quel corpo così odiato e, si direbbe, inutilmente vessato avrebbe presto reclamato i propri diritti, mettendo in evidenza la la difficoltà durissima di quella sua condizione, anche in una società civile e tollerante e in una famiglia intelligente e comprensiva.
Grazie all’uso attento della camera che segue Lara alla sua altezza, il regista, al primo lungometraggio, ci offre lo splendido ritratto di una creatura per la quale la ricerca dell’identità sessuale stava diventando una penosa ossessione, rendendoci partecipi e consapevoli del suo tormento e delle sue contraddizioni, senza nascondere, sotto il velo dell'ipocrisia, i momenti crudi del sangue e delle infezioni che ne devastavano il corpo, immagini simboliche dello strazio profondo dell’animo e del cuore.
Non mancano alcuni difetti, perdonabili, tuttavia, in un’opera prima, data anche la giovane età del regista appena ventisettenne: l’insistita ripetitività delle scene di danza; un certo compiacimento estetico un po’ languido nel colore dorato della luce diffusa negli ambienti in cui si muove Lara, dalla scuola di danza all’ospedale.
Difetti lievi, che non hanno impedito l’assegnazione della prestigiosa Caméra d’or di Cannes, lo scorso maggio, (Un certain regard) al film scelto come Migliore Opera Prima, prestigioso e indiretto riconoscimento alla direzione di Lukas Dhont. Anche la magnifica l’interpretazione di Victor Polster nel ruolo di Lara ha ricevuto il riconoscimento ufficiale del Premio al migliore attore.
Film da vedere!
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Film particolare dunque. Su un tema troppo a lungo sottovalutato o spesso trattato marginalmente in stile burlesque (Priscilla, la regina del deserto, Hedwig - La diva con qualcosa in più). Le opere italiane, in merito, sono state piuttosto approssimative (Eva man) anche se -inaspettatamente- Benvenuti realizza sul tema un ottimo film, Belle al bar (sempre con Eva Robin's del precedente Eva man). Questo Girl, da come lo hai descritto, sembrerebbe affrontare con certa sensibilità e con garbo lo scottante argomento. È interessante che sia un'opera prima di un giovane autore. La speranza è che possa contribuire a sensibilizzare l'opinione pubblica di fronte a questo spinoso (ma degno di massimo rispetto) tema. Grazie per averlo così bene presentato.
Ciao
il film presenta un motivo di grande interesse: gli manca qualsiasi rabbia rivendicazionista, ciò che, a mio avviso, gli conferisce una grande forza persuasiva, poiché, la potenza espressiva gli viene dalla sensibilità del regista capace di scavare nell'animo di Lara stabilendo immediatamente un flusso di simpatia fra la lei e gli spettatori. Ricorda, per qualche aspetto, soprattutto per il modo leggero e garbato della presentazione, il bel film di Lucia Puenzo, XXY, pur con la fondamentale diversità dell'ermafroditismo della protagonista, che non è presente in questo film. Non conosco (mea culpa) il film di Benvenuti; se mi capita lo vedrò. Grazie a te. Ciao
Eccotelo "Belle al bar":
https://www.dailymotion.com/video/x6e8yzw
Ne ho parlato (sinteticamente) poche settimane fa.
Grazie Franco, lo vedrò volentieri.
Su questo tema Una ragazza fantastica di Lelio anche per me molto interessante Belle al bar Girl mi è piaciuto
Appena visto,un buon film che mi ha coinvolto a livello emotivo,poi e' arrivato quel finale che ha rovinato tutto,uno dei finali piu' incomprensibili che abbia mai visto.Lei e' seguita meticolosamente da medici preparati con visite continue che la guidano a una probabile operazione,poi c'e' il padre che la segue costantemente con tutto l'amore possibile....e questa che ti fa ??....si chiude da sola in una stanza e si evira il pene da sola....ma dai....ma lasciamo perdere...incomprensibile.
Che dirti, Ezio, se non che, forse, quel comportamento è irrazionale, ma non incomprensibile, è l'impzienza di vedere i risultati delle cure faticose a cui è sottoposta che spinge la ragazzina a quel gesto inconsulto!
Ciao e grazie.
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