Regia di A.B. Shawky vedi scheda film
Un lebbroso, considerato paria e mostro, attraversa l'Egitto accompagnato da un orfano per ritrovare le sue origini. Un film che piacerà al pubblico per il suo sguardo partecipato, sentimentalista ma positivo, che sottolinea la forza d'animo del suo umanissimo protagonista nell'affrontare le discriminazioni piuttosto che la caduta nel vittimismo.
71° FESTIVAL DI CANNES (2018)
Tenero sguardo compassionevole sugli ultimi della società, che si accompagna alla riflessione, dall'afflato religioso, sull'accettazione del proprio destino seppur sventurato, sul dramma di essere incolpevolmente considerati paria dalla società dei "normali", sulla speranza nella giustizia divina per cui nel Giorno del Giudizio (Yomeddine) saremo tutti uguali agli occhi di Dio.
L'attore protagonista Rady Gamal è un vero lebbroso, incontrato dal regista in un lebbrosario vicino a Il Cairo ove girò un documentario : il suo Beshay, sfigurato, discriminato in quanto "mostro", trattato con disgusto e repulsione, seppur ormai non più contagioso da anni, per le cicatrici che gli deturpano il volto e gli arti ridotti a moncherini. Abbandonato da bambino dai familiari in un orfanotrpio per piccoli lebbrosi, lì trova comunque una piccola comunità di cui sentirsi parte: si sposa con una malata di mente e lavora vendendo oggetti recuperati nele discariche e trasportati a dorso d'asino. Beshay stringe particolare amicizia con "Obama" un ragazzino nubiano (più scuro degli altri egiziani), anch'egli orfano seppur non lebbroso, così soprannominato per una pretesa sua somiglianza con l'ex Presidente degli Stati Uniti. Alla morte della moglie, Beshay decide di intraprendere un viaggio attraverso l'Egitto, fino alla città natale, per risalire alle sue origini e ritrovare la famiglia che l'ha abbandonato da piccolo, chiedendo lor conto di questa scelta che ha segnato la sua esistenza. E' proprio "Obama" ad accompagnarlo in questo viaggio in cui incontrano ignoranza e sofferenza ma anche tanta umanità.
Un film che piacerà al pubblico per il suo sguardo attento e partecipato, sentimentalista ma positivo, che sottolinea la forza d'animo del suo umanissimo protagonista nell'affrontare le difficoltà piuttosto che la caduta nel piagnisteo e nel vittimismo.
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