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Cafarnao - Caos e miracoli

Regia di Nadine Labaki vedi scheda film

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La recensione su Cafarnao - Caos e miracoli

di ilcausticocinefilo
9 stelle

Assurdamente criticato da una parte della miope critica italica (che ha voluto ad ogni costo vedere nel film inesistenti ricatti emotivi, spettacolarizzazioni, malcelate disonestà intellettuali, un deplorevole sfruttamento dell’infanzia [usata, a quanto pare, come “grimaldello emotivo”] e infiniti altri criminosi sotterfugi e doppi fini [risulta evidente che se ci si impegna a fondo, si può arrivare a convincersi fermamente del­la più inesistente delle presenze]), Cafarnao si afferma invece, al contrario, come uno dei più toccanti, com­moventi ed insieme duri e amari film della stagione.

 

 

Zain Al Rafeea, Treasure Bankole

Cafarnao - Caos e miracoli (2018): Zain Al Rafeea, Treasure Bankole

 

 

Un film che quella stessa critica non avrebbe mai osa­to criticare se fosse stato prodotto negli anni ‘50, re­casse un’impronta maggiormente nostrana e passasse sotto l’etichetta di neorealismo. Prima di esser tacciato di eresia, vado a spiegarmi:

Quel che intendo è che il 3° film della regista libanese non può che ricordare quella straordinaria stagione del nostro cinema. Non si tratta certo di un capolavoro di paragonabile statura, ma ri­porta alla memoria, in qualche modo, Ladri di bici­clette, nel personaggio del piccolo Zain, meno impo­tente del piccolo protagonista del grande film del ‘48, ma altrettanto continuamente atterrito e abbattuto da un mondo di adulti indifferenti e approfittatori, da un mondo duro e impietoso (e nes­suno, non v’è dubbio, oserebbe parlare di “disonesto ricatto emotivo” nel caso del film di De Sica e del pianto finale del piccolo Bruno).

 

Ovviamente, in que­sto Cafarnao ci si spinge oltre: Zain, nella volutamen­te provocatoria scena iniziale, intende portare alla sbarra i propri genitori, “colpevoli” di averlo fatto nascere in tale miseria materiale e umana.

Con un ragionamento forse un poco troppo elaborato per un ragazzino di quell’età che non ha mai frequentato una scuola, Zain in ogni caso porta alla luce ineludi­bili e spinose questioni di pianificazione familiare e controllo delle nascite, inducendo immancabilmen­te lo spettatore a riflettere.

 

 

Zain Al Rafeea, Nadine Labaki

Cafarnao - Caos e miracoli (2018): Zain Al Rafeea, Nadine Labaki

 

 

Arrivando ad indagare dove si può dire che finisca la pura fatalità (la sempli­ce sfortuna dell’essere nati in contesti simili ed essere di conseguenza costretti ad arrangiarsi come me­glio si riesce) e dove invece inizi la responsabilità individuale (per esempio, nella decisione di trascina­re in quella stessa cruda e invivibile realtà nuove vite, per giunta in grande numero, per poi, magari, dare in moglie le femminucce alle prime avvisaglie di pubertà [ad un età in cui non può assolutamente esistere consenso ragionato né tantomeno reciprocità], al fine, si suppone, di alleviare un poco il disa­gio economico).

 

Altro tema cardine (e conseguente) è, ovviamente, quello dei diritti negati dell’infan­zia.

 

 

Zain Al Rafeea

Cafarnao - Caos e miracoli (2018): Zain Al Rafeea

 

 

Al di là di questi aspetti centrali, diversi sono gli ulteriori temi trattati, o anche solamente sfiorati (l’immigrazione, l’emarginazione sociale, il razzismo, la condizione femminile), ma il film non si fa mai predicatorio, ricattatorio, didascalico, ed anzi si mantiene saldamente per quasi tutta la durata (gli ultimi cinque minuti, alla ricerca di una sorta di lieta fine, sono forse un po’ deboli) e coinvolge fin quasi a togliere il respiro (“colpa” non solo della narrazione, ma di una macchina a mano che tampina costantemente i protagonisti [con una perseveranza che sarebbe piaciuta a Zavattini]).

 

Un film da vede­re, umanista e indimenticabile, che riesce vincitore anche grazie alla straordinaria prova del piccolo protagonista (nella realtà un immigrato con vicende similari alle spalle, poi emigrato in Norvegia) e all’ottima fotografia di Aoun.

 

 

scena

Cafarnao - Caos e miracoli (2018): scena

 

 

Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2018 dove si è guadagnato una standing ovation di oltre un quarto d’ora, Cafarnao viene finalmente distribuito nelle sale italiane nell’aprile 2019, seppur con un sottotitolo alquanto insulso (se caos è la traduzione del titolo originale suggerita dal film stesso, in che cosa consistano i miracoli in un film così duro e tragico solo i distribu­tori italiani del film ne sono a conoscenza [distributori che hanno probabilmente solo voluto “sottilmen­te” rimarcare il collegamento con la tradizione evangelica]).

 

Candidato all’Oscar come miglior film straniero, è uno dei due film (l’altro è Un affare di famiglia di Kore-eda) che avrebbero indubbiamente meritato la vittoria più dell’ultra-osannato Roma di Cuarón.

 

 

Zain Al Rafeea

Cafarnao - Caos e miracoli (2018): Zain Al Rafeea

Come noto, Cafarnao è anche il nome di un’antica città della Galilea nella quale, stando ai Vangeli, Gesù avrebbe compiuto diversi miracoli.

 

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