Trama
La famosa attrice Behnaz Jafari è sconvolta da una richiesta d'aiuto che le arriva da parte di una ragazza della provincia, costretta dalla sua famiglia a non proseguire gli studi al conservatorio di Teheran. Benhaz abbandona le riprese del suo film e si rivolge al regista Jafar Panahi per avere aiuto. Insieme, i due si recano nel nord dell'Iran, nel villaggio della giovane, dove ben presto scopriranno che quanto generosa possa essere l'ospitalità e la difesa delle antiche tradizioni.
Approfondimento
TRE VOLTI: PASSATO, PRESENTE E FUTURO
Diretto e sceneggiato da Jafar Panahi, Tre volti racconta la storia di una famosa attrice iraniana che riceve un video in cui una giovane ragazza chiede il suo aiuto per sfuggire alla morsa di una famiglia conservatrice. La donna decide allora di chiedere all'amico Jafar Panahi, famoso regista, di aiutarla a capire se si tratta di un video manipolato o di realtà. I due si dirigono di conseguenza verso il villaggio della giovane nelle remote montagne del nord ovest dell'Iran, dove ancestrali tradizioni continuano ancora a dettare legge nella vita locale.
Con la direzione della fotografia di Amin Jafari, le scenografie e i costumi di Leila Naghdi, e le musiche originali di Imaj Studio Tabriz, Tre volti viene così raccontato dal regista in occasione della partecipazione del film in concorso al Festival di Cannes 2018: "Tre volti trae ispirazione da una situazione che, senza essere nuova, è letteralmente esplosa con l'avvento dei social network, ampiamente utilizzati in Iran: la frenetica ricerca di contatti, in particolare con la gente del cinema. Io stesso sono oggetto di disparate richieste di amicizia, molte delle quali accomunate dal desiderio di chi mi cerca di realizzare un film. Come la maggior parte di coloro che ricevono messaggi dai fan sui social, raramente rispondo ma non posso non notare a volte con quanta sincerità o intensità la gente mi scriva, chiedendomi a volte quale realtà si nasconda dietro. Un giorno, ho ricevuto su Instagram un messaggio molto serio proprio mentre su tutti i giornali si parlava di una ragazza che si era suicidata perché le era stato proibito di fare cinema. Se avessi ricevuto su Instagram un video della suicida, come avrei reagito?
Tale domanda mi ha fatto tornare la voglia di confrontarmi con la storia del cinema iraniano, che molto spesso ha ostacolato i suoi artisti in modi diversi in tempi diversi. Mi è venuta allora in mente l'idea di evocare tre differenti generazioni (rappresentanti di passato, presente e futuro) attraverso tre personaggi d'attrici. Componendo le tre storie è venuta fuori l'immagine di una strada stretta e tortuosa, simbolica di tutti quei limiti che impediscono alle persone di vivere e di evolversi. Dopo anni di film confinati in ambienti chiusi, sono tornato a girare all'aperto, in tre villaggi differenti, ovvero il villaggio natale di mia madre, quello di mio padre e quello dei miei nonni, tutti ambienti che sentivo familiari e protettivi, e ho realizzato le riprese con una fotocamera molto sensibile che mia figlia mi ha mandato dalla Francia e che mi ha permesso di girare anche di notte senza la necessità di altre attrezzature. I tre villaggi scelti si trovano nel nord ovest dell'Iran, nella parte azera del paese, dove la gente di campagna è particolarmente legata alle tradizioni, nonostante gli aspetti molto arcaici che ciò impone. I comportamenti degli abitanti mostrati nel film sono coerenti con ciò che accade realmente nella regione. La strada tortuosa che si vede sullo schermo esiste realmente, anche se oggi gli automobilisti preferiscono percorrere un'altra strada, più ampia e asfaltata".
Il cast
A dirigere Tre volti è Jafar Panahi, regista e sceneggiatore iraniano. Nato a Mianeh nel 1960, dopo gli studi in cinema e televisione a Teheran, Panahi ha realizzato diversi cortometraggi, documentari e telefilm prima di divenire l'assistente di Abbas Kiarostami sul set di Sotto gli ulivi. Nel 1994 ha diretto il… Vedi tutto
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- Prix du scénario (ex aequo) a Jafar Panahi al Festival di Cannes 2018
Commenti (7) vedi tutti
visto su RAI 5, un tipico prodotto del regista, con il confronto fra l'aspirazione di modernità e le tradizioni della società rurale iraniana, senza mai alzare i toni, quindi lento, ma con una nettezza nell definizione delle questioni che ricorda il neorealismo, ed emoziona
commento di carloz5Non un brutto Film anzi,effettivamente in certi paesi desolati di quelle Zone,s'ammirano bei paesaggi che danno un senso anche alla visione in sè.voto.6.
commento di chribio1Vi piacciono i cinecomics,gli effetti speciali....allora lasciate perdere....qua siamo su cinema con la C maiuscola,gia' gli sfondi sono i veri effetti speciali,da vedere.
commento di ezioPremio per la migliore sceneggiatura all'ultimo Festival di Cannes. Meritatissimo
leggi la recensione completa di laulillaè sempre complicato parlare di un regista che comunque mette in gioco la propria libertà nel cercare di rappresentare poeticamente le contraddizioni della società iraniana. eppure capita anche a Panahi di fare film più o meno riusciti. in questa occasione il premio alla migliore sceneggiatura sa più di riconoscimento politico che di valore reale.
commento di giovenostase vuoi andare fino in fondo a una questione, ti serve un Pajero. 6 politico.
leggi la recensione completa di andenkoFilm di spessore lontano dal conformismo culturale
leggi la recensione completa di siro17