Regia di Sophon Sakdaphisit vedi scheda film
Ib e Boum, ricche figlia coetanee di due padri speculatori edili di alto rango, disegnano virtualmente un futuro di vita assieme, da amiche inseparabili qiali sono, nel regale appartamento che vedrà la luce all'interno e silla sommità di una lussuosa torre destinata ad ospitare molte abitazioni residenziali nel prossimo quartiere più in della capitale. Ma nel 1997, la crisi economica tailandese blocca il progetto ambizioso portato avanti per un 60% e getta sul lastrico le due famiglie. Un padre si suicida, l'altro impazzisce e le due amiche, memori della promessa fattasi in cima alla torre e suggellata da un disegno delle loro due mani unite affettuosamente, decidono di rivedersi in loco per suicidarsi assieme.
Solo Ib manterrà il proposito, perché Boum all'ultimo deciderà di non seguire l'amica del cuore. Un ventennio dopo ritroviamo la donna superstite in veste di manager vedova con figlia quindicenne, che si impegna strenuamente per portare a termine l'ultimazione del grattacielo e lucrare su un progetto per troppo tempo bloccato e generatore di fenomeni infausti e sgradevoli. Ma i fantasmi del passato torneranno a bussare alla porta, invischiati nei rimorsi dello spirito tradito dell'amica, pure la figlia incolpevole di Boum.
Per la regia di Sophon Sakdaphisit, regista specializzato in horror qui al suo quarto lungometraggio, The promise appare come un horror a tratti molto affascinante, soprattutto forte di ambientazioni assai riuscite e azzeccate, soprattutto con riferimento alla torre rimasta incompleta, rudere di lusso emblema di un fallimento umano, sociale e capitalistico che genera a sua volta drammi familiari, tragedie singole e rancori mai dissipati in grado di provocare fenomeni misteriosi ed incontrollati dell'inconscio.
Peccato che nel finale il regista pare indeciso e tentennante, finendo per prolungare inutilmente una vicenda che sarebbe stato salutare chiudere nei canonici 90 minuti scarsi che spesso consentono ad un horror di eccellere, senza perdersi in inutili e fuorvianti corollari che uccidono l'ispirazione e pregiudicano inevitabilmente la buona suspense fino a poco prima validamente accumulata.
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