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Bad Genius

Regia di Nattawut Poonpiriya vedi scheda film

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La recensione su Bad Genius

di ilcausticocinefilo
7 stelle

Agli occhi dello spettatore occidentale potrà forse apparire un’idea alquanto “bizzarra” quella di fonde­re l’heist movie, in altre parole quel genere di film dove viene compiuto un qualche mirabolante furto, o imbroglio, o “colpo grosso”, con il film d’ambiente scolastico, ma tenendo nel dovuto conto l’incredi­bile peso conferito, nei paesi asiatici, al percorso edu­cativo nel determinare poi le sorti di una persona, non si può far a meno di rilevare la grande capacità di im­medesimazione che un film come questo, sempre attua­le, offre allo studente asiatico (e difatti, guarda caso, il film ha ottenuto uno straordinario successo nel sud-est asiatico, persino in Cina).

 

 

scena

Bad Genius (2017): scena

 

 

Sicuramente, per gli studenti thailandesi (o giapponesi, o coreani…), costantemente sottoposti ad una pressione terribile in merito agli esiti scolastici, poter rilassarsi godendo dell’intrattenimento offerto da un film che invece rende la tal questione (nella realtà estremamente dura, pesante edeprimente, persino all’origine di un aumentata incidenza di suicidi tra giovani e giovanissimi, come nel caso della Corea [tra i film che raccontano di questo aspetto da ricordare l’eccellente Pluto, 2012]), un qualcosa di cinematogra­ficamente così appassionante, deve aver rappresentato una non indifferente valvola di sfogo, e sicuramente uno dei segreti del successo del film.

 

Lo stress psicolo­gico “da esame incombente” è esperienza comune agli studenti di tutto il globo, ma tale livello di oppressione, unita alla larga accettazione sociale della severità dell’impianto didattico, per non parlare poi del grande livello di difficoltà (e, conseguentemente, del grande sforzo richiesto), della rigida irreggimentazione, della spietata e continuamente incitata compe­tizione (fin dalla prima infanzia), e non dimenticando l’estrema consapevolezza del carattere “mar­chiante” del proprio percorso formativo a cui si rimane irrimediabilmente incatenati per il resto della vita (in particolare se poveri o disagiati), sono tutte questioni probabilmente pienamente e profonda­mente comprensibili solo dagli studenti asiatici (forse).

 

 

scena

Bad Genius (2017): scena

 

 

In confronto ai quali non si può fare a meno che rite­nersi fortunati, se si è giovani, per aver avuto la fortuna di nascere e crescere in un paese che, al contra­rio, offre un ottimo grado di istruzione superiore senza gran parte degli annessi sopraccitati: un’istru­zione più equa, meno repressiva, e, se non del tutto universale e gratuita, di certo meno discriminante (seppur non idilliaca e perfetta, è ovvio).

 

A tal proposito, è chiaro come uno dei punti focali del film, oltre alla ovvia critica del sistema scolasti­co (perché non è possibile che ad aver accesso ad un istruzione di qualità siano solo i ricchi e i geni [beneficiari delle pochissime borse di studio rese disponibili, che comunque non coprono affatto la to­talità dei costi], escludendo così fatalmente gran parte della popolazione), sia rappresentato dalla con­comitante critica della società thailandese odierna nel suo insieme (ancora, a quanto pare, profonda­mente classista, in cui ai poveri non è permesso di sbagliare neppure una volta, pena il doverne pagare le piene conseguenze, mentre ai ricchi il contesto riserva infinite scappatoie; al punto che ai più sfortu­nati l’unica possibilità di relativa salvezza appare garantita solo dall’adeguarsi all’ideologia dominante, magari vendendo i risultati del proprio duro lavoro a gente immeritevole, non avendo comunque mai la certezza di poter uscire effettivamente dal proprio stato di profonda precarietà e disagevolezza [e se vi risuonano alcune possibili analogie con l'Italia, forse è perché si tratta di una situazione quasi universale]).

 

 

scena

Bad Genius (2017): scena

 

 

Al di là di tali considerazioni, comunque, risulta evidente come la riuscita del film sia da attribuirsi in non in­differente misura anche a più prosaici, si fa per dire, aspetti di natura formale: ovverosia, il fatto di es­sere narrato con tale arguzia e maestria da tenere lo spettatore quasi sempre col fiato sospeso.

Le se­quenze degli esami sono da cardiopalma e, nonostante la durata, il film è per buona parte incredibil­mente serrato e avvincente, e si dimostra capace di rilanciare continuamente la storia.

 

Il finale si po­trebbe considerare l’unico punto debole (con una fin troppo repentina, e deludente, metamorfosi di uno dei personaggi principali, prima granitico esempio di rettitudine), ma per il resto questo Bad Genius ri­serva non poche sorprese, diverte, e non da ultimo invita anche a riflettere.

Molto ben diretto, ha i suoi punti di forza anche nella fotografia e nelle recitazione dei giovani protagonisti.

 

 

scena

Bad Genius (2017): scena

 

 

Come detto, ottiene (meritatamente) un grandissimo successo di pubblico (è il film di maggior successo dell’anno in patria e incassa oltre 30 milioni in Cina), e di critica (vince in praticamente tutte le categorie principali, inclu­si miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura, ai Suphannahong National Film Awards, i più im­portanti premi cinematografici della Thailandia).

Il titolo originale si potrebbe tradurre come “Bravi a barare”.

 

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