Regia di Charles Chaplin vedi scheda film
Il vagabondo e il pianeta terra, due creature che continuano a rincorrersi senza sosta, senza mai prendere fiato; il terzo e fortunato incomodo, lo spettatore, è con loro lungo questi settanta (fulminei) minuti.
Al centro delle avventure di Chaplin abbiamo proprio lo scontro fra normalità e follia: viene narrata la fame che contorce il vagabondo fino a renderlo un clown adorato dal pubblico, privato poi delle condizioni che lo rendevano una persona libera poiché remunerato sempre più profumatamente per seguire copioni dettati dall'alto: è a questo punto che le risate sopra la tragedia verranno meno, spodestate dal silenzio che nasce davanti a un numero già visto, privo di vita. Molteplici le volte in cui il vagabondo viene stretto dalle dita del conformismo, in un caso fortuito anche da quelle della sazietà, eppure la terra se lo scrollerà nuovamente di dosso, consegnandolo al beffardo destino di chi soffre e fa ridere.
Senza spiegarsene il motivo, Charlot illuminerà ogni tendone regalando gioia a centinaia di persone, per poi battere le ciglia e ritrovarsi solo mentre il circo si allontana in ricerca di una nuova città. Senza una meta anche il vagabondo farà quindi fagotto, alla ricerca di un'altra via per vivere sopra la crosta di un mondo che continua a sfrecciargli sotto i piedi.
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