Regia di Soon-rye Yim vedi scheda film
Far East Film Festival 20 – Udine.
Se le belle notizie arrivano con il contagocce e per ottenere le sospirate soddisfazioni occorrono sforzi enormi, il destino è capace di mettere alla prova, infilando in un breve lasso temporale una serie di episodi negativi, tali da togliere le energie. Quando il mondo ti crolla addosso e tutto sembra andare irrimediabilmente storto, non c’è niente di meglio che staccare la spina e cambiare aria, possibilmente riabbracciando quei valori andati in disuso, che coadiuvano la panacea dei sensi e ritemprano lo spirito.
Reduce da un periodo sfortunato, Hye-Won (Tae-ri Kim) sceglie di prendersi una pausa e di tornare nel piccolo borgo rurale dov’è nata.
Qui scopre che sua madre (Moon so-ri) se n’è andata per cominciare una nuova vita e ritrova Eun-sook (Ki-joo Jin), la sua migliore amica di sempre. Tra le due s’instaura una sana competizione per conquistare Jae-ha (Jun-yeol Ryu). Quando erano adolescenti, lo ignoravano sistematicamente, ma adesso sono entrambe attratte da lui che, nel frattempo, una ragazza l’avrebbe già.
Mettendo sul piatto la freschezza caratteristica di un’opera giovane, Little forest adotta una corsia preferenziale che stuzzica i sensi, coprendo un ventaglio inebriante di aromi, lasciandoli trasalire senza forzare le dinamiche, con spontaneità.
Una strada che costruisce con la consapevolezza, la lungimiranza e la distensione di chi conosce i ritmi della vita di campagna, luogo dove tutti si conoscono e un sincero aiuto non è mai disatteso.
In questa condizione rigenerante, la regista Yim Soon-rye inietta una vena culinaria, un espediente che in televisione miete incessanti successi, mentre al cinema non incontra quasi mai vera gloria (Sapori e dissapori, Il sapore del successo).
Pur reiterando l’atto creativo, non si tratta mai di sequenze fini a se stesse, ma di trasmettere passione, la voglia di condividere e promuovere atti di tenerezza. Inoltre, è un mezzo utilizzato per richiamare il passato, scorci in flashback con Moon so-ri a ricoprire il ruolo di una madre assente nel presente, schiacciata dalle esperienze e dall’orologio biologico, in intonazione con quanto proposto dall’attrice nel contemporaneo The running actress.
In coabitazione, la vita rurale e il cibo forniscono uno sfondo assortito e prelibato, consono a far germogliare chiacchiere in libertà, desideri sentimentali e una nuova consapevolezza. Un ritratto affettuoso che evita accuratamente il ricorso a mezzi disonesti (a parte – forse - un esuberante cucciolo di cane, non eccessivamente invadente seppur ripreso in tutta la sua vitalità), lasciando comunque trapelare quanto volteggia nell’aria, senza bisogno di snocciolare neppure uno straccio di bacio, né clamorose scene madri.
In aggiunta, avvolgendo l’intero sviluppo, acquisisce valore l’alternarsi delle stagioni, con la natura chiamata a prendersi una rivincita sul grigiore dei grandi centri urbani, sfoggiando tutti i colori che la tavolozza mette a disposizione. A turno, sembra di percepire il profumo della terra, gli effetti sull’umore dei raggi del sole, il silenzio di un paesaggio innevato e gli odori trasportati dal vento, senza trascurare la faticosa ma appagante vita stessa dell’agricoltore, che non può fare affidamento su calcoli infallibili, soggetta com’è alle incognite climatiche.
A conti fatti, pur senza possedere doti artistiche scardinanti, ad esempio la fotografia è piuttosto blanda, Little forest – titolo da interpretare come luogo sicuro – possiede la calma necessaria per contrastare quelle preoccupazioni condivise che crescono come erbacce, senza pretendere di fornire tutte le risposte del caso, anche perché il più delle volte a mancare sono proprio le domande fondamentali, quelle che fatichiamo a esprimere nella loro compiutezza.
Delizioso e conviviale, una brezza leggera che introietta un piacevole tepore.
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