Regia di Hang-jun Zhang vedi scheda film
Far East Film Festival 20 – Udine.
Il coup de théâtre al di sopra di ogni altro interesse.
Nella vita, e altrettanto vale anche nel cinema, non si può ottenere tutto, bisogna trovare dei compromessi, soppesando i fattori a disposizione, fino a intercettare un equilibrio. Eventualmente, è sempre ammesso identificare un obiettivo preponderante, cosa meriti di essere innalzato e quanto valga la pena di rinunciare.
Forgotten sceglie scientemente e cocciutamente una strada lastricata di fulmini a ciel sereno, senza curarsi - almeno non più di tanto - di consolidare una consecutio che fornisca un minimo di attendibilità all’insieme che dispone in scena.
Appena trasferitosi in una nuova casa insieme ai suoi genitori e al fratello Yoo-seok (Mu-Yeol Kim),
l’adolescente Jin-seok (Ha-Neul Kang) è vittima di incubi incredibilmente realistici e angosciato dalla presenza di una porta che gli è vietato aprire.
Inoltre, suo fratello Yoo-seok viene misteriosamente rapito e quando - dopo diciannove giorni - fa ritorno a casa, ha atteggiamenti diversi dal solito, come se fosse un’altra persona.
Jin-seok decide di indagare, fino a scoprire che anche i suoi genitori hanno qualcosa da nascondere.
La voglia di stupire può tirare brutti scherzi. A dirla tutta, nel caso del film diretto da Zhang Hang-jun sembra tutto scientemente anelato. Insomma, il fatto che sia pressoché inutile arrovellarsi le meningi per mettere insieme tutti i cocci prodotti (ne uscireste pazzi e senza reali soluzioni), pare frutto di una ferrea volontà impressa dall’alto che, del far tornare i conti, non si cura più di tanto.
Al contrario, Forgotten apre continui tavoli, dimenandosi a tutto campo tra thriller psicologico, poliziesco e horror, ma poi si dimentica la palla.
Purtroppo, non si tratta di una finta astuta, bensì di un marchingegno che cerca di sorpassare dei limiti strutturali – va sottolineato, di dimensioni macroscopiche - puntando dritto verso il conseguimento di quella suspense che dovrebbe irretire, con ostentati cambi di prospettiva.
Una reazione a catena da prendere a singoli bocconi. Riuscendo a stare alle regole imposte, con il loro respiro mistery, la messa in abisso (cos’è reale? Chi è il pazzo?) e acuiti paradossi temporali, il tempo della visione è più che felicemente occupato.
D’altro canto, Forgotten è disposto a tutto per far sì che ciò accada, ma nei suoi continui ribaltamenti di prospettive, e in decostruzioni che definire arbitrarie è poco, risulta arduo non porsi qualche domanda.
In ogni caso, il carico di suggestioni è largamente garantito e la volitiva proposizione di spasmodiche agitazioni va di pari passo con una regia che tecnicamente rimane di alta qualità, per cui è possibile rimanere inchiodati alla superficie della proposta e goderne.
Un chiassoso trappolone, che omette giunzioni indispensabili, seguendo comunque un suo spartito.
Sconnesso e attrattivo.
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