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Night Bus

Regia di Emil Heradi vedi scheda film

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La recensione su Night Bus

di supadany
7 stelle

Far East Film Festival 20 – Udine.

Un conflitto armato segna indelebilmente un territorio, sconvolgendo le abitudini anche degli incolumi cittadini che lo vivono in posizione subordinata, sperando semplicemente esaurisca al più presto. Che si tratti di gente del posto, d’individui spinti a entrarvi a contatto per motivi superiori alla propria volontà o di chi voglia darne una testimonianza all’esterno, poco cambia. Soprattutto se non esistono regole e le informazioni sullo stato di fatto non sono al passo con l’evoluzione degli eventi, potendo apprendere come stanno le cose solo al cospetto della realtà stessa.

Una situazione fuori controllo, che inghiottisce ed elimina tutto quanto entra nel raggio d’azione della sua tentacolare morsa.

In seguito all’annunciata tregua delle ostilità, un autobus parte per un viaggio in direzione Samper, epicentro di sanguinosi combattimenti.

A guidare il veicolo ci sono l’esperto Amang (Yayu A.W. Unru) e il suo collaboratore Bagudung (T. Rifnu Wikana), mentre i passeggeri sono spinti a intraprendere questo viaggio da distinte ragioni.

Ci vorrà poco tempo per capire che il tragitto sarà costellato di avversità.

 

scena

Night Bus (2017): scena

   

Un viaggio, un gruppo di civili di estrazione multiforme, una lunga notte che sembra non dover finire mai e la ferocia della guerra. 

Con (relativamente) poche idee ma costruttive, logisticamente ben piazzate e finalizzate badando al sodo, Emil Heradi realizza un action thriller disperato, dalla formula operativa funzionale, sia al coinvolgimento emotivo, sia alla rappresentazione di orrori nauseabondi che l’uomo continua indefesso a perpetrare contro se stesso, da sempre.

Tanto per cominciare, Night bus presenta un manipolo di personaggi facendoli percepire come i vicini della porta accanto, per poi imbastire un lungo viaggio in direzione dell’inferno materializzato sulla terra, con tanto di gironi, tappe marchiate a fuoco, sempre più tenebrose e mefitiche. Un viatico impreziosito dalla dicotomia offerta dalla saldatura tra una natura meravigliosa e le atrocità del genere umano, facendo sì che un ecosistema potenzialmente paradisiaco risulti negletto.

Un salto in una landa in subbuglio, perfetto per rappresentare tutte quelle aree del globo perennemente dilaniate dai conflitti interni e macchiate dal sangue, laddove l’ordinaria follia non conosce né soluzioni né freni.

Con il terrore impresso sui volti, una violenza furibonda e la speranza di una nuova alba, Night bus non molla mai la presa, è sufficientemente robusto e dotato di un timing assillante, accusando qualche leggera smagliatura giusto quando deve uscire da un processo pianificato scientemente per impiantare una soluzione, senza comunque perdere del tutto il controllo.

Un modo indicato per sfogare contenuti e movenze di genere, facendoli convivere con una critica politica e civile, tanto più valida per ricordare le tante aree geografiche tormentate e considerate fuori dal mondo, che la società del benessere sembra voler ignorare.

Nervoso e convulso.

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