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Wrath of Silence

Regia di Yukun Xin vedi scheda film

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La recensione su Wrath of Silence

di supadany
6 stelle

Far East Film Festival 20 – Udine.    

Posti di fronte a una grave avversità, non esistono ostacoli insormontabili, soprattutto se a essere colpita è la sfera degli affetti personali più stretti. L’eventuale mancanza di un qualsivoglia sostegno, è compensata dal ricorso a una straripante forza interiore, mentre la disperazione dettata da una corsa contro il tempo toglie ogni insicurezza anche al cospetto di una sfida impari.

Mai sottovalutare chi non ha niente da perdere, quantunque sia un uomo solo contro tutti.   

In un piccolo centro situato nel nord della Cina, la principale occupazione è concentrata sull’estrazione mineraria, attività che fornisce un’elevata redditività. In questo luogo dimenticato da Dio, Zhang Baomin (Yang Song) catalizza ogni sua energia psicofisica nella ricerca del figlio, scomparso improvvisamente nel nulla.

Senza poter fare affidamento sull’aiuto della comunità locale, segue una traccia che lo porta a scontrarsi con Chang Wannian (Wu Jiang), un avido e letale boss, abituato a ottenere sempre ciò che vuole, ricorrendo all’occorrenza anche ai metodi più subdoli.    

Mentre alla lista degli scomparsi si aggiunge una bambina, tra i due contendenti prende corpo una faida senza quartiere.

 

scena

Wrath of Silence (2017): scena

 

In corrispondenza di una fonte di ricchezza da spolpare, si addensano nubi di avvoltoi, intenti a spremere il territorio – e chi lo abita da sempre - senza alcun rispetto. Di fatto, entra in vigore la regola del più forte e anche la giustizia ne è succube, presa in contropiede quando prova a far valere la sua posizione di controllo.

Una contingenza che, nella sua estensione continentale e in virtù di uno sviluppo esponenziale dell’economia, vede la Cina offrire luoghi ideali per la produzione di veri e propri mostri, che il sistema non riesce a tenere a bada.

Alimentandosi da questo presupposto di evidente squilibrio tra le parti, Wrath of silence costruisce la traiettoria di un uomo solo risucchiato in una lotta disperata contro il tempo, infarcendola di molteplici declinazioni e modus operandi.   

Da un lato, il paesaggio spoglio e aspro favorisce una cadenza contemplativa, mentre quando esplode la violenza – e ciò avviene spesso, con frequenza in intensificazione con il progredire degli eventi – diviene subitaneamente arrembante.

Dall’altro, i generi entrano in rotta di collisione. Un protagonista esistenzialmente motivato e provato - tipicamente noir - domina uno svolgimento da thriller concitato, sfidando un villain caricaturale fuoriuscito da un fumetto pulp e con entrambe le mani in una marmellata costituita da denaro e sangue, mentre la cornice inocula cristalli grotteschi e stilemi western, ad esempio sciorinando una rissa da saloon e un prolungato face to face.

Materiale abbondante che il regista Yukun Xin modella con audacia, sviluppando una composizione formalmente opprimente, ma non altrettanto chirurgica nell’impianto narrativo, sofferente delle forze centrifughe che lo agitano. Una disfunzione evidente, specialmente quando sopraggiunge il momento di prepararsi all’atterraggio, arrivando a richiedere una sospensione dell’incredulità, non così scontata da certificare, quantunque non sia protesa a una comoda risoluzione.

Volendo, Wrath of silence incespica sul più bello, tentando di risolvere il bandolo della matassa con un numero da giocoliere dall’elevato coefficiente di difficoltà, ma rimane pur sempre uno spaccato di cinema frutto di una visibile conoscenza dello strumento, costantemente intrigante e florido di suggestioni.  

Duro e crudo ma non puro fino al midollo, accattivante e travagliato, con una miccia troppo corta per reggere con la massima stabilità sulla distanza delle due ore.

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