Regia di Yukun Xin vedi scheda film
20 FEFF Udine
Attorno alle montagne brulle che circondano la città mongola di Baotou, perforate dal lavoro portato avanti dalla brama degli industriali di speculare sulle risorse minerarie locali, ai danni degli ex pastori indigeni riconvertitisi a minatori, il figlio bambino di uno di essi sparisce mentre sta pascolando il suo sparuto gregge di pecore.
Disperazione in famiglia, la cui madre cede alla tentazione di rifugiarsi in riti propiziatori del passato, mentre il padre Baomin inizia le affannose ricerche, e si imbatte in una faida che contende il brutale proprietario Chang Wannian con uno zelante avvocato.
Baomin teme che il laido imprenditore abbia rapito il figlio, quando invece la circostanza fornisce l'idea a costui di rapire la figlioletta dell'avvocato che, secondo lui, ha in mano le carte che potrebbero incriminato.
Finira' dolorosamente, almeno per i più poveri e derelitti, che finiscono sempre per pagare il prezzo più caro.
Per la regia del talentuoso Xin Yukun, qui al suo secondo lungometraggio, Wrath of silence è una sorta di western teso e popolato di pochi personaggi forti e validamente caratterizzati.
Spicca tra questi il protagonista muto da anni a seguito di una colluttazione giovanile, ma chi brilla veramente è il volano di turno, carnivoro e predatore, a cui dà volto e soprattutto corpo il ferino attore di Jia Zangh-ke, Jiang Wu.
Il film nel lungo concitato finale osa certo un po' troppo, con la sua soluzione mistica affascinante ma anche un po' forzata, ma nel suo complesso il thriller, che si giistra tra brutalità ed affetto familiare irriducibile ed eroico, regge assai bene, si pregia di una regia di grande efficacia e di una ambientazione originale ed affascinante che trasforma la vicenda concitata in un western con un bounty-killer che sfida in modo scorretto ed impari un genitore che non si dà pace al punto di riuscire a reagire con una forza ed una determinazione probabilmente inconsce.
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