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Transcendent

Regia di Zhang LinZi vedi scheda film

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La recensione su Transcendent

di supadany
3 stelle

Far East Film Festival 20 - Udine.

Ci sono cose che, a forza di essere sottoposti a regolari somministrazioni, noi umani abbiamo ormai assimilato pienamente, arrivando al punto di essere più esigenti quando si presenta una portata ascrivibile alla medesima categoria.

Nello specifico, Trascendent rientra nel segmento filosofico della fantascienza, un sentiero che il recente Blade runner 2049 ha letteralmente occluso con la sua influenza, aggiungendosi a una concorrenza che, almeno per quantità di proposte, non sfiorisce mai.

Stando così le cose, le ambizioni cocciano contro un immaginario delle dimensioni della muraglia cinese, troppo sedimentato nella conoscenza collettiva per perdonare palesi ingenuità.

In un futuro non specificatamente determinato, si sovrappongono le vicende di replicanti appartenenti a tre generazioni differenti. L'esemplare di prima generazione è un pilota, che ritiene gli umani più indicati a svolgere la sua attività, in quanto hanno il vantaggio di poter provare paura. Quello di seconda generazione s'innamora di una dottoressa, obbligata a fare i conti con la sua vera essenza. I due riescono comunque ad avere un figlio, un replicante di terza generazione, ormai avviata sulla via dell'estinzione.

 

scena

Transcendent (2018): scena

 

L'opera prima del regista - qui anche sceneggiatore - classe '85 Linzi Zhang, entra di peso e con impulsività su una superficie scivolosa, sopra la quale è arduo mantenere il controllo.

Infatti, abbonda in fatto di buoni propositi, ma il suo apparato sci-fi appare sostanzialmente acerbo.

La seconda sensazione che rilascia è altrettanto controproducente. Se alle sue spalle si percepisce l'esistenza di materiale con del potenziale, frontalmente catapulta solo sporadiche molecole di altrettanta composizione.

Peraltro, produce un discreto numero di concetti, pone gli interrogativi classici del (sotto)genere e introietta pure delle risposte soddisfacenti (la parte conclusiva è probabilmente la meno peggio), ma rimane per lo più avvolto da un'atmosfera di insoddisfacente incompiutezza.

Un sentore ingigantito da un po' di confusione, una messa in scena faticosa e segmenti di dubbia praticità, mentre il fatto che sia derivativo - vedi già solo la pronunciata dicotomia tra scenari abbacinanti e altri notturni - è da contemplare con largo anticipo e non può nemmeno essere considerato un difetto saliente (c'è altro su cui soffermarsi amleticamente).

D'altronde, aggiungendo tratti somatici di rara approssimazione, vedasi quanto ruota attorno a un ring sul quale hanno luogo incontri di boxe (ripresi maldestramente), Transcendent si rivela essere un prodotto fuori tempo massimo, che fatica a elaborare i paradigmi che tratta, figuriamoci se può essere in grado di aggiungere qualcosa di realmente intrigante e appagante.

Obsoleto e maldestro.

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