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Never Say Die

Regia di Yang Song, Chiyu Zhang vedi scheda film

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La recensione su Never Say Die

di supadany
6 stelle

Far East Film Festival 20 - Udine.

Al cinema esistono dei meccanismi a colpo sicuro, che garantiscono un punto di partenza ideale, ad esempio sul versante comedy per dispiegare gag a ripetizione. Dopo di che, intorno allo stesso, possono variare delle componenti, ma a quel punto a fare la differenza è semplicemente la qualità comica, determinata dall'efficacia delle battute e dalla verve trasmessa degli interpreti.

In tal senso, Never say die se la cava dignitosamente, peccato che arrivati all'incirca a tre quarti del guado senta la necessità di far un passo in avanti, non richiesto e controproducente.

Ma Xiao (Li Ma) è una giornalista integerrima che smaschera un incontro truccato da parte di un pugile (Allen Ai), che accetta di andare al tappeto per rimpinguare il suo conto in banca.

Accidentalmente, durante un'animata baruffa, sono colpiti da una scarica elettrica, causa scatenante di uno scambio di corpo tra i due.

Per entrambi sarà l'occasione ideale per imparare qualcosa di nuovo e conoscere il loro nemico giurato sotto un inedito punto di vista.

 

scena

Never Say Die (2017): scena

 

Già dominatrice al box office cinese, Never say die è una commedia di matrice demenziale, ennesima variazione sul tema scambio di anime tra due corpi, un po' come era accaduto poche stagioni or sono in Cambio vita, aggiungendo l'implementazione dovuta all'elemento sessuale (Nei panni di una bionda).

Una doppia trasformazione fisica che introietta le diversità più accentuate anche sull'aspetto caratteriale, offrendo un esteso ventaglio di occasioni per inscenare equivoci scoppiettanti.

Così, il più del lavoro può dirsi compiuto già prima di uscire dai blocchi di partenza, mentre la reale resa è affidata a gag dalla formulazione scontata, ma che funzionano praticamente in automatico. Un risultato ottenuto grazie ai due interpreti protagonisti, dotati di una mimica esuberante, che permette loro di sfogare iperbolicamente i disagi provocati da una nuova sessualità, un armamentario elementare che comunque cavalcano con destrezza.

Inoltre, lungo un tragitto nel quale la destinazione finale ha una valenza praticamente vicina allo zero assoluto, è contemplata una deviazione particolarmente colorita, che consiste in un addestramento fisico e spirituale giocato al massacro con esibita ilarità, uno scorcio realmente spassoso e un filo meno omologato e prevedibile del resto.

Peccato solo che nell'ultima fase, le dinamiche sentano il bisogno di appiccicare al contesto del senso umano, peraltro ampiamente anticipabile, un po' come se Jim Carrey e Jeff Daniels sul finale di Scemo e + scemo non confermassero la loro totale dabbenaggine. Una scelta che rientra nel novero di chi a tavolino cerca di allargare il più possibile il bacino di utenza, un limite stridente, tanto più visto che - volenti o nolenti - il finale rimane più impresso nella memoria.

Più che dignitoso nel suo essere stupidamente sopra le righe, subitaneamente claudicante appena si adopera per riattivare la logica.

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