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City of Rock

Regia di Da Peng vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su City of Rock

di alan smithee
4 stelle

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City of Rock (2017): scena

20 FEFF Udine

Un giovane squattrinato meccanico attira, con l'inganno di una lauta somma di cui in verità non dispone, un noto manager musicale ora non proprio più sulla cresta dell'onda come un tempo, a recarsi nella sua cittadina per formare e istruire una nuova band. In realtà gli elementi unani non ci sono ancora, né i soldi o l'alloggio in hotel: solo possibilità di dormire dal meccanico nella sua maltenuta e trascurata e sporca abitazione-officina.

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City of Rock (2017): scena

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City of Rock (2017): scena

Il bizzarro ed effeminato pingue musicista infatti intende procedere a recrutare gli altri della band solo dopo aver ottenuto un assenso (anche forzoso) del viziato musicista e talent-scouts. Alla base del proposito, l'intenzione di scongiurare che il grande monumento rappresentato da una chitarra in cemento armato, in onore dello storico e glorioso gruppo rock dei Broken Guitar, che campeggia nei giarsini comunali, non venga distrutto per assecondare i nefasti esiti di un prigetto speculativo edilizio ormai imminente.

Gli individui della band saranno persone eccentriche e singolari, circondate a loro volta da una fauna di parentele ed amicizie assai variopinte se non esilaranti.

City of rock celebra certamente, anche con richiami e riferimenti a me purtroppo oscuri ma evidenti ai conoscitori approfonditi del genere, i capisaldi della cultura rock, per molto tempo osteggiati persino dalle ideologie benpensanti di una società bigotta non ancora pronta ad accettare tutto cio' come una espressione di arte come molte altre più classiche.

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City of Rock (2017): scena

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City of Rock (2017): scena

Ma si perde anche tanto è a lungo in "cazzeggi" di personaggini-standardizzati a macchietta improbabile che divertono assai poco a lungo andare. 

Forse perché altri film-culto in campo musicale (anche di altri genere) sono venuti prima facendo assai meglio (The Blues Brother su tutti, ma pure lo spiritoso e frizzante School of rock, ormai un piccola leggenda cult per molti). Forse perché come al solito molta cinematografia dell'Est non sa rinunciare ad una latente prolissità che appesantisce ed allunga oltre misura, dinamiche che avrebbero bisogno di ritmi più scelti e meno ripetuti.

E se i molti co-protagonisti appaiono subito curiosi, se non proprio divertenti, presto il tornare a mostrarli, e a farli rapportare l'uno con gli altri, si finisce inevitabilmente per eccedere in dosaggio e particolari, e per sfiancare il ritmo, trasformando una premessa di divertimento veloce e spiritoso, in una petulante ripetizione di situazioni non proprio brillanti per originalità e caratterizzazione dei sin troppi personaggi ridotti a meccaniche macchiette, chiamati a radunarsi attorno ai due malcongeniati e scoordinati due protagonisti.

 

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