Regia di Sheng Ding vedi scheda film
Far East Film Festival 20 – Udine.
A better tomorrow 2018 o la storia dei gabbiani.
Confrontarsi con il mito è quanto di più complicato ci possa essere. Come prassi consolidata, quando ci s’imbatte nel reboot di un cult movie, non è il caso di essere troppo feroci. Sarebbe più indicato prendere ciò che ne deriva come un gioco, più o meno simpatico e riuscito esso sia. Ci sono comunque dei limiti invalicabili, oltre i quali scatta un sano e radicale disappunto.
Nella fattispecie, A better Tomorrow 2018 fa di tutto per rendersi insopportabile, cominciando da un titolo che richiama il suo anno di fabbrica, come se volesse insediarsi in un’epoca.
Kai (Kai Wong) e Chao (Tianyu Ma) sono due fratelli che nella vita hanno scelto strade sideralmente contrastanti. Mentre il primo contrabbanda droga, il secondo è entrato in polizia.
Le loro strade sono destinate a incrociarsi più volte.
La moda di rimettere mano a film assorti a ruolo di leggende non esaurisce mai. Per uno che ce la fa, mille falliscono, ma poi c’è chi riesce ad andare oltre a ogni parametro valutativo, dando vita a infamie che meritano di essere sbertucciate, senza mostrare alcun tipo di comprensione.
Nel caso del film diretto da Ding Sheng, sarebbe il caso di fare finta che John Woo non sia mai esistito, perché solo a collegare questo film con l’originale A better tomorrow, si finisce con il rovinarsi l’umore e formulare pensieri nefasti. Ma forse, proprio da qui vale la pena partire. Già, perché mentre il maestro nato a Canton porta all’estremo la poetica che fu con l’iperbolico Manhunt, A better Tomorrow 2018 si prende tremendamente sul serio, senza possedere un minimo del talento necessario per uscirne vivi.
Sorvolando sull’intreccio, che in questo caso vale come i cavoli a merenda, il film di Ding Sheng inanella un disastro dietro l’altro, a partire da una confezione a buon mercato, sbrigativa e ridondante su dettagli a dir poco irrilevanti.
Andando oltre, il montaggio ha dei tagli più fastidiosi del rumore provocato dalle unghie trascinate su una lavagna, ma anche la semplice disposizione delle scene action è amatoriale e senza un’intuizione che sia una, quando almeno una copia carbone dell’originale avrebbe garantito un salvagente, da prendere al volo.
Il contesto che ne scaturisce non fornisce la minima occasione di formulare un senso - anche dozzinale - ai personaggi che lo animano, mentre il particolare – che tanto particolare a conti fatti non è – più evidente riguarda i gabbiani che, a tutti gli effetti, prendono il posto delle colombe, rinomato simbolo di pace.
Può sembrare un’inezia puerile ma A Better tomorrow 2018 più di un film sembra il frutto di una – lunga - seduta di birdwatching fatta in riva al mare, con decine di riprese dedicate a uno degli animali più odiosi che madre natura abbia creato, al punto di rievocarli – gratuitamente - pure in una cartolina (sigh), sintomo di una situazione sfuggita di mano, inconsciamente o meno non è dato saperlo.
Chiaro, questa digressione fa sorridere parecchio, e ringraziamo per questo (involontario) appiglio salvanoia, ma nel frattempo John Woo è arrivato al punto di far di far galoppare una mandria di cavalli in mezzo a una sparatoria, invadendo una casa come fosse una prateria, prendendosi in giro da solo. Invece, qui non c’è alcuna parvenza di autoironia, ma solo la totale incapacità di un regista di attribuire un qualunque minimo senso all’azione.
Un risultato che non si consiglia nemmeno al peggior nemico. A meno che non sia un focoso amante dei gabbiani.
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