Regia di Chris Weitz vedi scheda film
Un mestierante, Chris Weitz, che passa dal dirigere un episodio della saga di Twilight a un biografico di una certa sostanza come questo "Operation Finale", a cui regalano due star come Oscar Isaac e Ben Kingsley e i soldi di Netflix, ed eccoti confezionato, come un pollo di buona marca al supermercato, un film di medio cabotaggio sulla vicenda più clamorosa della caccia ai nazisti messa in atto da Israele dopo la fine della seconda guerra mondiale: il rapimento da parte di un gruppo di agenti israeliani, di Adolf Eichmann dall'Argentina. Vicenda storica già trattata nella pietra angolare del processo ripreso dalla tv israeliana e in vari film minori, ma credo mai elaborata, a livello di fiction, nel dettaglio dell'operazione, molto delicata. Weitz imbastisce un film discretamente avvincente e, lo spero, piuttosto minuzioso nel ricostruire tutta l'operazione, mostrandoci anche i legami che il nazista stratega della "soluzione finale" stava costruendo con la futura dittatura argentina, da cui, ben presto, avremo tristi notizie. Una buona prima parte, con l'attuazione del piano, di per sé piuttosto elementare, a cui fa seguito una parte centrale molto parlata, con il confronto umano fra l'agente del Mossad, Peter Malkin (Isaac), e lo stesso Eichmann (Kingsley), che lascia spazio a qualche fantasia di troppo e a un po' di retorica sparsa, per riprendersi nel finale, all'aeroporto, con la vera e propria fuga. Weitz non ha nessuna pretesa artistica, fa il suo lavoro in maniera impalpabile (e a volte è meglio così), e tutto fluisce in maniera patinata verso il finale del famoso processo. Un'opera interessante, che può far luce, a suo modo, su un'azione che fa discutere ancora oggi, ma che un documentario di medio spessore potrebbe raccontare sicuramente con più efficacia. Il timbro Netflix, in questo caso, si sente tutto, strozzando il film in un prodotto poco più in alto di uno sceneggiato televisivo. Utile per approfondire, poi, la questione, con qualcosa di più solido.
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