Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 78 - CONCORSO
Roma 1943. L'Italia è in mano ai tedeschi e le deportazioni di ebrei, persone con handicap e altre categorie considerate non omologabili, era all'ordine del giorno.
Un piccolo circo portato avanti da un paterno titolare di origini ebree, non smette di incantare il suo sparuto pubblico grazie alle doti singolari dei suoi quattro saltimbanchi, dotati di poteri degni dei mutanti della Marvel.
Quando il titolare propone al gruppo di partire per le Americhe, riuscendoli a convincere e si offre di andare ad organizzare il viaggio raccogliendo tutti i risparmi accumulati dai quattro individui, ecco che poi non fa più ritorno, lasciando sconcertati i dipendenti, oltre che in balia dei bombardamenti e delle razzie ariane perpetrate sulla popolazione.
Temevo parecchio questo ambizioso progetto che ha occupato per anni il volonteroso e coraggioso Mainetti in questa sua seconda prova inevitabilmente d'appello.
Sognavo atmosfere poetiche e fantasy alla Jeunet (et Caro, bien-sûr), ma più che altro mi sembra di trovarci di fronte ad una riproposizione degli X-Men de noantri, in cui Mainetti gioca al Brian Singer, più che al Tod Browning a cui invitava a pensare già solo il titolo.
Non siamo, intendiamoci, di fronte ad un film brutto od imbarazzante, ma la tentazione di trovarci in mezzo ad un progetto riuscito a metà invece molto.
Tecnicamente sorretto da scene anche sontuose ed impressionanti (il bombardamento iniziale col crollo del campanile) e la scena di apertura, si distinguono per la maestria e il senso scenico, oltre che poetico, con cui sono concepite.
Poi la storia corre per la sua strada, tra nazisti e partigiani, supereroi problematici che pare di trovarci in una produzione di Salvatores del suo Ragazzo Invisibile.
Volere con coraggio e potere solo in parte, con molte ambizioni rimaste un po' appiccicate alle intenzioni (il viaggio nel tempo dei cellulari) per l'eccessivo sovraccarico di materia che crea accumulo e disordine.
Insomma tanto di cappello per il coraggio ed il gran lavoro, per il cast piuttosto all'altezza (penso a Santamaria in versione Chewbecca, a Castellitto jr e gli insetti, alla Giovinazzo che pare La Fenice, a Tiranasdi che convince a prescindere), ma Freaks Out pare più un film alieno che un prodotto destinato ad aprirci le porte del mercato senza confini geografici.
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