Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film
Si dice che il secondo "debba" deludere, se il primo film è stata una sorpresa e le attese sono alte. Stoca, pare la risposta, in questo caso.
Mainetti rimane coi suoi film nell’ambito di persone con poteri speciali, dopo il convincente Lo chiamavano Jeeg Robot, e convince ancora di più. Il nuovo film ha un respiro molto più ampio, un budget decuplicato e…e niente, il regista padroneggia magistralmente il tutto, in un film che fa volare le quasi due ore e mezza della sua durata.
Questa volta siamo nel 1943, nell’Italia occupata dai Nazisti, dopo l’Armistizio. Per meglio dire, siamo a Roma, che rimane la cifra stilistica tipica del regista, così come parlano in romanesco (o con ovvio accento romano) i suoi protagonisti, a volte facendo perdere la comprensione di alcune frasi, per chi vive come me a 500 km più a nord, ma è un difettuccio, un dettaglio poco significativo. I “mostri” protagonisti lavorano in un piccolo circo itinerante, sbarcando il lunario alla meno peggio, mettendo in mostra i loro poteri. Nel frattempo, c’è a Roma un grande circo nazista, in cui si esibisce un tedesco che, grazie ad alcune sostanze, è in grado di vedere il futuro, e scopre che la Germania ha poche possibilità di evitare la futura sconfitta: una potrebbe essere arruolare i protagonisti. Altro non aggiungerei, perché consiglio assolutamente di vedere il film. Ci sono molti bei personaggi, ben riusciti (vedi anche tra i partigiani, ma non solo), ci sono dei bei cattivi e, malgrado una certa leggerezza del film, non è assolutamente per minori: ci sono vari episodi crudi, violenza, nudità. Ma c’è anche un meritorio impegno morale, deciso e senza sconti.
Insomma un bel film a cui darò 7,5. Uscì solo a fine 2021, sia per mettere in post produzione gli effetti speciali (molto buoni), sia per il solito discorso sulla pandemia. Partecipò a Venezia ma senza premi (però collezionò vari premi “collaterali”)…io, per dire, lo preferivo a E’ stata la mano di Dio, di Sorrentino (che arrivò secondo, al festival). Incassi insufficienti, purtroppo, per coprire i molti costi; peccato, perché il film è piaciuto a critica e pubblico.
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