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Freaks Out

Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Freaks Out

di obyone
8 stelle

 

Aurora Giovinazzo

Freaks Out (2021): Aurora Giovinazzo

 

Venezia 78. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

È finita, finalmente, l'attesa. Il sipario si apre. I bambini siedono al fianco dei genitori con gli occhi incollati sul palco. Una parata di meraviglie ricorda agli adulti lo stupore dell'infanzia. 

Il vecchio Israel accompagna con rumori e strumenti musicali le performance strabilianti dei falotici artisti che calcano la scena tra le urla dei piccini e le esclamazioni dei grandi. 

Il tendone del circo svela, ad uno ad uno, il nano, l'albino, il lupo, la donna elettrica. Simpatiche gag, lampadine luminose, insetti addomesticati, spranghe docili come burro si susseguono lasciando bocche aperte e occhi sbarrati. La magia gonfia il tendone di applausi e risate. Ma è un battito d'ali. Il telone implode. Il cielo cambia colore. Le pareti delle case crollano sotto gli occhi atterriti della gente. La guerra entra, prepotente, tra le tende del circo, tra le mura del paese, lasciando macerie e polvere. La magia svanisce nel boato delle esplosioni. I freak, trasformati in artisti dal vecchio Israel, tornano ad essere i cenciosi reietti che nell'anno di guerra 1943 vanno di paese in paese, di città in città, a donare un sorriso in cambio di un soldo. 

Ora che la piazza è distrutta non resta che recarsi a Roma, occupata dai tedeschi dopo l'armistizio di settembre. Nell'Urbe vi è un altro circo, imponente e maestoso, la chimera di una fuga in America, e treni pieni di ebrei...

 

 

Pietro Castellitto, Giorgio Tirabassi, Aurora Giovinazzo, Claudio Santamaria, Giancarlo Martini

Freaks Out (2021): Pietro Castellitto, Giorgio Tirabassi, Aurora Giovinazzo, Claudio Santamaria, Giancarlo Martini

 

Inizia in questo modo "Freaks Out" di Gabriele Mainetti. Muove da un evento storico che ben conosciamo per tramutarsi, immediatamente, in favola crudele e romantica.

"Freaks out" è un carrozzone picaresco e volgare. Strizza l'occhio al popolino e snobba il pubblico impettito e saccente. Sa ciò che vuole. Meravigliare e stupire è la sua missione salvifica.

"Freaks out" è un mostro. E narra le vicende di una banda di mostri. Emoziona e diverte come lo show di Israel, uno spettacolo di modesto valore intellettuale. Le prestazioni di Cencio e compagni scaturiscono dal cuore e dalle imperfezioni corporee, non certo dall'intelletto. "Freaks out" emula, negli intenti, la baracca tenuta in piedi dal vecchio ebreo. Dotte disposizioni filosofiche ed un eccessivo ricorso alla forma non trovano spazio in questo film che narra una storia di amicizia, amore e compassione rivolta, con semplicità, al pubblico più eterogeneo.

Il paragone tra il vecchio impresario ed il regista del carrozzone non tarda a rivelarsi nella sua lapalissiana chiarezza. Mainetti è Israel, e colpisce alla "pancia" del pubblico come lo squattrinato e un po' truffaldino uomo d'affari che lascia i compagni in cerca di una nave per l'America. Un po' truffaldino lo è anche il regista romano che si appropria di un immaginario collaudato che comprende "I bastardi" tarantiniani, lo Zampanò felliniano, i predatori dell'arca perduta, i numerosi assalti cinematografici al treno, i Tanenbaum di Wes Anderson e, ultimi ma non ultimi, i "Freaks" di Todd Browning.

Seppur non nuovo ai consumati divoratori di cinema "Freaks Out" ci riporta, con malinconia ed entusiasmo, ai giochi dell'infanzia, alle epiche battaglie con la spada di legno, alla pistola di plastica brandita contro il nemico.

La valigia dei sogni di Nicola Guaglianone e Gabriele Mainetti è colma di suggestioni e di oggetti fantastici: smartphone, joystick, spinner, chi più ne ha più ne metta. Uno sciamanico pianista, inebriato dall'etere, intravede il futuro, ad ogni sniffata, e lo disegna nervosamente nel taccuino della sconfitta nazista. Il pazzo musicista dalle dodici dita vede la disfatta del Reich nelle visioni provocate dal gas. Il suicidio del Führer ed il processo di Norimberga sono appena dietro l'angolo della storia tedesca. Franz, questo il suo nome, non può aspettare la caduta di Hitler tra una sonata e l'altra al piano in onore di Ribbentrop. Nel suo delirio politico crede che la Germania possa sfuggire al destino e cerca l'arma che salverà il paese facendolo diventare un eroe ariano. Se saprà sfruttare i poteri esoterici dei corpi più strani e deformi di Roma, Franz saprà modificare quello strano futuro di muri eretti e poi abbattuti, picchetti, carrarmati cinesi che sfidano giovani musi gialli. I freaks sono l'arma della vittoria, ma pur sempre un'arma a doppio taglio, imprevedibile e complessa da maneggiare come dimostrano i quattro balordi cenciosi capitati nel suo circo delle meraviglie...

 

Franz Rogowski

Freaks Out (2021): Franz Rogowski

 

Dopo un'incipit folgorante "Freaks out" attraversa generi e cifre stilistiche per fermare il treno della storia e salvare gli indifesi nobilitando l'animo di chi, considerato diverso, è escluso da un concetto di normalità che non ammette difetti. Le musiche di Michele Braga e dello stesso regista accompagnano, con efficace trasporto, fumettistiche sequenze d'azione, irresistibili momenti splatter, momenti caricaturali ed ironici. Sciami di vespe assassine diventano spettacolare arma di offesa e mezzo di soccorso nella più bella sequenza del film ambientata nel vagone degli ufficiali tedeschi. Se il tentativo di stupro ai danni della giovane Matilde lascia stupiti per gli effetti che procura al soldato tedesco, le posate magnetiche che si conficcano nella carne e i fucili piegati con ironia dal peloso Fulvio omaggiano le comiche, benché in chiave più truce. Poesia invece esce dalla mani del Cencio che implora gli insetti di spegnere l'incendio scoppiato nel convoglio stipato di prigionieri condannati alla morte. Una lieve commozione vola via insieme alle polveri della povera Irina, innamorata dell'uomo sbagliato, prima dell'arresa finale che sancisce la rivincita dei deboli, degli idealisti, dei combattenti, degli imperfetti.

Gabriele Mainetti si prende gioco della storia senza, tuttavia, stravolgerne il finale come fece, a suo tempo, Tarantino. Si diverte ai danni degli aguzzini, rivitalizza una Resistenza sporca e cattiva ma sconfigge, infine, il nemico con le armi della giovane Matilde. Il mio consiglio è di rimanere seduti fino alla fine dei titoli di coda. I disegni di Franz vi mostreranno il futuro, il nostro tragico passato, che è così assurdo da sembrare il frutto delle sniffare dei potenti. La tuta nera con le righe bianche in versione nazista è un gioiello di beffarda ironia così come la citazione di un anime tanto famoso quanto benevolo per il regista è simbolo di una macchina spettacolare e divertente che viaggia nel futuro e riflette sul passato.

 

Claudio Santamaria, Pietro Castellitto, Aurora Giovinazzo, Giorgio Tirabassi

Freaks Out (2021): Claudio Santamaria, Pietro Castellitto, Aurora Giovinazzo, Giorgio Tirabassi

 

"Freaks out" era già pronto nel 2020. Rai Cinema lo aveva messo in calendario per le feste di Natale ma non aveva risposto al richiamo della Mostra veneziana. Aveva vinto la cautela. Era preferibile non rischiare un titolo tanto atteso portandolo ad un festival per poi lasciarlo al lungo nel cassetto ad invecchiare. Alla luce dei fatti una mossa azzeccata perché la stagione cinematografica 2020/21 nasceva e moriva con Venezia.

Nelle interviste rilasciate alla stampa Gabriele Mainetti non aveva nascosto la speranza di partecipare, prima o poi, ad un grande festival, indizio che qualche contatto con la Biennale ci fosse stato già nel 2020. Sebbene con un anno di ritardo il suo film è finito, addirittura, in concorso. I nuovi piani, aggiornati dalla mutata situazione sanitaria, hanno incoraggiato una strategia distributiva più aggressiva che comprendesse il passaggio dello scorso mese al Lido. La tanta attesa generata intorno al progetto di Mainetti ha convinto, infine, 01 Distribution a programmare il film a ridosso della kermesse per capitalizzare la risonanza mediatica goduta. La curiosità suscitata nelle persone mi ha sorpreso e lascia ben sperare per le sorti del film. Credo sia il soggetto a generare attrazione nello spettatore. E non può essere altrimenti perché Gabriele Mainetti e Nicola Guaglianone hanno mescolato i generi e valicato il concetto di attendibilità per dar vita ad un plot citazionista, divertente, fracassone.

Nonostante la critica sia stata, spesso, lapidaria, nei report post-proiezione, il pubblico sembra aver gradito tributando un lungo applauso durante la proiezione ufficiale.

Mi auguro altrettanto calore in sala ed un efficace passaporola per convincere, finalmente, gli italiani che non serve guardare oltre Atlantico per assistere ad uno spettacolo  coinvolgente e di puro intrattenimento.

In bocca al lupo ai mostri e al loro pigmalione.

 

Aurora Giovinazzo, Giancarlo Martini, Claudio Santamaria, Pietro Castellitto

Freaks Out (2021): Aurora Giovinazzo, Giancarlo Martini, Claudio Santamaria, Pietro Castellitto

scena

Freaks (1932): scena

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