Regia di Jeremy Saulnier vedi scheda film
Accogliere le Tenebre.
Luogo: Keelut, villaggio inesistente [oltre che divinità ctonia - la sorgente geotermale - della mitologia inuit: dalla “wild(er)ness inside” al “qualcosa di sbagliato nel cielo” passando per il demone-lupo (non iraqeno) Tournaq] dell'Alaska (3000 km a nord-ovest di “Wind River”: “You came the next day, and left. And never came back!”). Tempo: durante la Seconda Battaglia di Falluja (operazione Phantom Fury), qualche giorno prima del Natale 2004.
Quarto lungometraggio per Jeremy Saulnier, (in attesa dei primi due ep. di "True Detective - 3", ché gli altri 6 se li spartiranno D.Sackheim e N.Pizzolatto stesso) e primo non scritto da lui ma dal suo amico d'infanzia Macon Blair [attore in “Murder Party”, “Blue Ruin” (one-man movie) e “Green Room” oltre che regista e sceneggiatore di “I Don't Feel at Home in This World Anymore”], traslato dal romanzo omonimo di William Giraldi.
PTSD (post-traumatic stress disorder) + PPD (post-partum depression) + SAD (seasonal affective disorder) + cannibalismo (lupofagia) figlicida di sopravvivenza: insomma, un film cupamente disordinato, che complica un mondo complesso...
Jeffrey Wright (“Alì”, “Angels in America”, “the Manchurian Candidate”, “Broken Flowers”, “Syriana”, “Lady in the Water”, “W.”, “Source Code”, “the Ides of March”, “Only Lovers Left Alive”, “BoardWalk Empire”, “WestWorld”) è fra i più grandi tra gli attori di “media” fascia viventi e non.
Completano il cast, totalmente immerso nel Disordine Affettivo Stagionale, Alexander Skarsgård (Disturbo da Stress Post-Traumatico...anteguerra, pseudo-malickiano; "True Blood", "Melancholia", "Big Little Lies", "Hold the Dark"), Riley Keough (Depressione Post-Partum/Puerperale; “Mad Max: Fury Road”, “American Honey”, “the GirlFriend Experience”, “the Discovery”, “It Comes at Night”, “Logan Lucky”, “Under the Silver Lake”, “the House that Jack Built”), James Badge Dale (sindrome da “Nel mezzo del cammin di nostra vita...”; “the Black Donnellys”, “the Pacific”, “the Conspirator”, “Shame”, “the Walk”, “13 Hours: the Secret Soldiers of Benghazi”).
Fotografia di Magnus Nordenhof Jønck (the Killing, Borgen, Bridgend, the OA, Lean on Pete). Montaggio di Julia Bloch. Musiche di Brooke e William Blair. L'Alberta interpreta l'Alaska.
Fermare, Trattenere, Contenere (circoscrivere e inglobare), Ospitare, Accogliere (e Resistere al)le Tenebre.
Film nettamente tripartito in blocchi da 40 minuti l'uno (l'immediata assonanza è col fatto che la distribuzione è patrimonio NetFlix, e scatta subito l'...“ingegnosa illuminazione”: “Sembra una miniserie in 3 puntate!”), che pian piano tramonta. “I'll tell you”, sì, ma col Sole.
“There’s something off, something wrong with the sky here.” - William Giraldi, “Hold the Dark”, 2014
No, non è Sky, è NetFlix, che con “Hold the Dark” licenzia (distribuisce) il suo film più “sperimentale” [in senso assolutamente mainstream, like/style BlumHouse (the Darwin Award, the Reader, LawLess, the Bay, the Visit, Split, Get Out) e A24 (qui una lista cronologica e una alfabetica)] assieme al già citato “I Don't Feel at Home in This World Anymore” e a “Okja”, “Annihilation”, “the Ballad of Buster Scruggs” e “Roma”.
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