Regia di Paul Greengrass vedi scheda film
VENEZIA 75 - CONCORSO
Nessun regista meglio di Paul Greengrass poteva risultare adeguatamente avvezzo ed epidermicamente idoneo per dirigere, dopo l'ottimo risultato del drammatico schianto sulle torri gemelle del volo "United 93", un film che trattasse nei dettagli, anche squisitamente tecnici e accuratamente addentro alla scellerata dinamica tecnica dei relativi svolgimenti, gli sviluppi del doppio attentato del 22 luglio 2011. Una strage multipla già oggetto peraltro di una recente trasposizione, presentata alla Berlinale proprio quest'anno (il film era U - July 22 di Erik Poppe).
Greengrass ci fornisce nella prima mezz'ora un'altra lezione su come di costruisce ed organizza una complessa scena di esplosione, e solo poco dopo le terrificanti dinamiche da guerra che hanno caratterizzato la strage dell'isola di Utoya, che portò alla morte più di sessanta ragazzi riuniti per un campo estivo organizzato dal Partito Laburista norvegese a favore della causa pro-integrazione razziale.
E la scelta di affidare ad un attore bravo e consolidato come Andersen Danielsen Lie (è stato uno dei punti di riferimento della carriera iniziale di Joaquin Trier, e molto attivo anche in Francia) la parte del freddo e lucido killer, aiuta a rendere positivo il giudizio complessivo sull'opera.
Che si sgretola tuttavia sempre più dopo circacquaranta minuti dall'avvio, dopo la lucida, terrificante quanto acrealusmo, delucidazioneve rappresentazione dei duplici attentati, organizzati con impeccabile organizzazionecdal follr, invasato attentatore, poco tempo dopo dichiaratosi pienamente capace di agire e portavoce di una azione politica volta a difendere i valori nazionali ed autoctoni delle singole realta nazionali mittel e nordeuropee.
La seconda parte soffre inevitabilmente dell'afflato retorico che si condensa sulla vicenda quando si tratta di focalizzarsi sulla sorte di alcuni sopravvissuti, sulla gestione delle molte incognite che il futuro presenta loro, compromessi nel fisico come nella psiche.
Aspetti legittimi e comprensibili, di cui tuttavia il film si rende sin troppo succube, a differenza della fredda esemplare lucidità che contraddistingue il più riuscito e compiuto United 93.
Se dunque Greengrass si comferma grande coreografo e documentatore di scene d'azione a risvolto realistico, meno convincente appare la sua mano nel tratteggio delle singole introspezioni, scadendo la pellicola in derive sentimental familiare che sono coerenti con l'accaduto, ma che probabilmente avrebbero meritato di stare più al di fuori di una pellicola nata con una impostazione ed una tradizione d'autore ben differenti.
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