Regia di Valerio Zurlini vedi scheda film
La solitudine può essere una forma di destino ereditario, una predisposizione genetica ad essere respinti dal mondo, a vedersi togliere, progressivamente, quel poco che si è avuto. In questo film il legame familiare è l'unica certezza, l'unico terreno solido a cui aggrappare l'ancora, tenace ma disperata, dell'amore profondo, sincero ed eterno. La fratellanza di sangue è l'unica condizione umana in cui l'"essere" dei corpi continua nell'"aversi" delle anime, pure in mezzo alla desolazione di un ambiente sterile e indifferente. Le figure dei due protagonisti sono spesso confinate ai lati di scenari vuoti; la loro solitaria marginalità si traduce, però, in una unicità silente, in quella straordinarietà che nasce dalla forza interiore, ma produce un sussurro troppo tenue e distante per essere percepito nei luoghi fragorosi della società di massa. "Cronaca familiare", a dispetto del titolo, è un magistrale esempio di racconto che non si esaurisce nel resoconto degli eventi, bensì propone, in tutte le sfumature poetiche, filosofiche e morali, il narrarsi dell'io attraverso il rapporto con l'altro.
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