Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Il romanzo di Moravia entra nello schermo dalla maestria di De Sica e arriva dritto alle coscienze attraverso una magnifica Loren.La storia di Cesira e della figlia Rosetta,donne succubi dell'atrocita' della guerra,madre e figlia,un rapporto chimico come quello tra sorelle "tagliato" da un brutale stupro di divise "amiche".Il luogo dell'orrore è il Lazio popolare dei contadini,povera gente che tira a campare dalle tessere annonarie istituite durante la guerra.Terra lacerata,invasa dal dolore e da divise di aguzzini "hunker kraus",ma non solo,l'orda degli invasori la si vede nei grotteschi militi in camicia nera e in marocchini "alleati".De Sica entra con stile "neorealista" nelle terre del dolore,un neorealismo non piu' accademico come quello di "Ladri di biciclette",ma piu' teso ad una matrice sofisticata e commerciale,ance se le tematiche didascaliche permangono sempre."La Ciociara" è il pulsante ritratto delle DONNE della guerra,l'animo femminile ne è il fulcro nevralgico,un cuore spezzato da soldati affamati "d'amore".Cesira è una donna forte,una pasionaria che crede alla vita,amandola incodizionatamente,trasmettendone l'amore puro alla sua creatura.Una vedova atipica,dal tratto ribelle,una vis fantastica riposta da De Sica nella recitazione della Loren.Sofia ci offre una superba popolana,una bellezza estatica,fascinosa nel suo barocchismo,una donna italica per eccellenza,orgogliosa nella sua poverta',trasudante un puro amore materno.Una sorta di "MADONNA" in un affresco desolato,non è un caso che De Sica (e Moravia) scelgono come luogo del sesso funesto una chiesa diroccata.Una sacralita' violata che scinde gli animi,quasi un voler prosciugare la vitalita' cristiana della donna in un "circolo" di volti nefandi che brucera' l'innocenza di una tredicenne e l'orgoglio di una madre.L'ultimo De Sica "autore" è forse qui,nel suo congedo "neorealistico",per addentrarsi nel territorio di saghe sentimental-edulcorate."La Ciociara" è dunque il canto del cigno di un genere reale,puro,che asciuga le retoriche del cinema da svago entrando nelle vite degli umili e nei problemi di natura sociale.Tematiche riflessive coniugate alla poetica del cinema,Il romanzo di Moravia è un suggello di un dolore italico,visto gia' in Rossellini e in De Sica,gli unici a poterne riportare il linguaggio.Cesira e Rosetta sono gli ultimi pezzi di un "popolo" da cinema che va estinguendosi cedendo il passo ai "galli cedroni" della commedia all'italiana.A loro due si aggiunge un altra figura dominante nel film:l'intellettuale Michele (Jean Paul Belmondo),un giovane idealista,il cui sapere è motivo d'orgoglio per gli umili genitori.Un bel personaggio, "un proletario con il libro" al di sopra di tutto,pulsante amore autentico per la bella Cesira.Ma ogni "neorealismo" assume forme tragiche:come in "Roma citta' aperta" o "Sciuscia" c'è chi divene martire,Michele assume la forma cristologica per mano dei nazisti.Un altro dolore aggiunto a quello dello stupro per Cesira e Rosetta.La forza del film è nel tocco di un populismo che diviene magnetico nel corpo e nei gesti della Loren.Una magnifica 26enne che incarna perfettamente la madre di tutti noi.De Sica si avvale della penna di Zavattini creando un romanzo popolare,fascinoso e retorico,ma BELLO nel linguaggio e nello stilema drammatico.Le mie 5 stelle sono un "premio" personale alla grandezza della Loren e ad una luminosa carriera registica che praticamente si "chiude qui".De Sica aveva aperto coll'orrore della guerra (O dopo) e chiude con cio',lasciandoci negli occhi l'ultimo affresco in uno stupendo bianco e nero di Gabor Pogany,lucente come l'animo della Loren."La Ciociara" gode di un cast perfetto: Sofia,la Brown e il superlativo Belmondo,ma il "mio" plauso è tutto per De Sica che saluta un filone glorioso che diverra' memoria passata: "IL NEOREALISMO"......
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