Regia di Jennifer Kent vedi scheda film
L’opera seconda di Jennifer Kent è il punto più basso e al contempo il contro-manifesto del movimento #MeToo. Un film che osa porre in primo piano la bieca promozione di uno status quo social(e) deleterio arrivando perfino a sovrapporla alle ragioni e alle scelte dei propri personaggi. Ne emerge un corto circuito narrativo che rigetta in toto la logica ma abbraccia l’ultra violenza consapevolmente disgustosa e moralmente improponibile. Un pasticcio che imbocca più strade e affronta più temi francamente inconciliabili (o che sicuramente non trovano qui un amalgama nemmeno sottile), con squarci horror senza un vero perché e una sequenza di stupro che meriterebbe l’abbandono della sala. Coro meritatissimo di fischi durante la prima veneziana.
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