Regia di Mark Pavia vedi scheda film
Uno spregiudicato e disilluso reporter il cui motto è “Non credere mai a quello che pubblichi, non pubblicare mai quello in cui credi”, al soldo di un giornale scandalistico che tratta soprattutto fatti di cronaca nera, si mette sulle tracce di un misterioso assassino dai tratti vampireschi che semina morti nei piccoli aeroporti, per poi svanire. Lo affianca una giovane aspirante collega, ma le indagini assumono una piega molto personale e pericolosa.
Le opere del maestro della suspense Stephen King rappresentano un’inesauribile fonte cui attinge di tanto in tanto anche molta cinematografia minore, come questa, che ha dato frutto ad un dignitoso adattamento di un racconto metaforico, complesso e inquietante, incentrato sul mondo del giornalismo anticonformista e cinico in cui etica e legalità sono sottomesse alla logica della vendita e del clamore. Come di consueto, la psiche, il male e la morte sono i temi dominanti, e le atmosfere morbose vengono riprodotte in maniera sufficientemente efficace dalla mano del misconosciuto regista Mark Pavia, seppure il ritmo onirico alla lunga risulti un po’ troppo criptico e stancante.
Nel complesso, film mediamente riuscito, consigliato ai cultori del genere.
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