Trama
A Leningrado nel corso dell'estate del 1981, quando la scena rock underground comincia a risentire delle influenze del rock occidentale, si dipana il triangolo amoroso tra il giovane Viktor Tsoi (un pioniere del rock russo), il suo mentore e musicista Mike e la sua bellissima moglie Natasha.
Approfondimento
SUMMER: IL ROCK NELLA RUSSIA DEGLI ANNI OTTANTA
Diretto da Kirill Serebrennikov e sceneggiato dallo stesso con Mikhail Idov e Lily Idova, Summer è ambientato a Leningrado durante un'estate dei primi anni Ottanta quando i dischi di Lou Reed e David Bowie arrivano di contrabbando e la scena rock underground sta letteralmente esplodendo, nonostante la Perestrojka incomba. In tale contesto, Mike e la bellissima moglie Natasha incontrano il giovane Viktor Tsoï. Insieme ai loro amici, i tre cambieranno il destino del rock'n'roll nell'Unione Sovietica.
Con la direzione della fotografia di Vladislav Opelyants, le scenografie di Andrey Ponkratov e i costumi di Tatiana Dolmatovskaya, Summer si ispira alla vera storia di Viktor Tsoï, una delle più importanti icone rock della Russia morto tragicamente in giovane età. Considerato come il simbolo di un paese alla ricerca disperata di cambiamento, Tsoï ha attirato l'attenzione grazie ai suoi testi rivoluzionarie e al simbolismo delle sue canzoni. Summer è stato selezionato in concorso al Festival di Cannes 2018 esattamente un anno dopo che il regista è stato raggiunto da un avviso di garanzia: i suoi computer, telefoni e documenti di lavoro sono stati sequestrati. La sua colpa? Avere standard troppo liberi e indipendenti per il governo russo. Ha così completato il film dagli arresti domiciliari, nonostante si siano per lui mobilitate la comunità artistica russa e il gotha culturale francese. Impossibilitato a presenziare al festival, ha trovato modo di poter parlare del suo progetto tramite una nota scritta: "Summer è una storia rock'n'roll ambientata nella Leningrado sovietica degli anni Ottanta. Narra il triangolo amoroso tra tre individui molto diversi sullo sfondo di un'Unione Sovietica molto strana, a volte esotica. Il tutto in un ambiente molto ostile al rock'n'roll e alla cultura occidentale, che però non ha impedito il proliferare di una nuova ondata di rock russo. Summer racconta della fede necessaria per superare tale contesto sociale e dell'attitudine spensierata dei protagonisti nei confronti dello stato di oppressione ereditato. Racconta soprattutto la storia di un amore semplice e inalterato, manifestandosi come un'ode alle future icone del rock che saranno, al loro modo di vivere e all'aria che respirano. Racconta anche l'ultima estate prima della perestrojka, prima della completa trasformazione dell'Unione Sovietica nella Russia contemporanea.
Di Summer mi ha attratto l'innocenza e la purezza della storia. La mia generazione ha un forte ricordo dell'energia della perestrojka, il periodo immediatamente successivo agli eventi del film. In realtà, non sappiamo molto della generazione prima della nostra e della sua naturale inclinazione alla ribellione, il suo fuoco interiore. La perestrojka ha completamente cancellato quella generazione, trasformando quei giovani in spazzini e bidelli di cui molto presto non rimarrà alcuna traccia.
In Summer siamo all'inizio degli anni Ottanta. Ho scelto il bianco e nero: è l'unico modo per raccontare la storia di quella generazione, dal momento che la nozione di colore è apparsa solo più tardi nella coscienza collettiva russa. Si tratta di un periodo brutale e alternativo in cui i giovani sono ancora piuttosto vivi, soprattutto Mike Naumenko e Viktor Tsoï, che la stampa russa dopo la tragica morte nel 1990 ha definito l'ultimo eroe del rock. Qualsiasi cosa che sappiamo su di loro è avvenuta dopo gli eventi che ho scelto di raccontare nel film, dove sono ancora tutti intatti e innocenti. Nei fatti, è come se fossi salito su una macchina del tempo e avessi fatto una breve sosta in un piccolo arco temporale della loro storia, durante il quale fanno ciò che amano fare e che sanno fare meglio: creano musica. Sospeso nel tempo e nello spazio, quello è stato un vero momento di grazia.
Ho voluto ignorare appositamente le ultime fasi della loro vita, il mondo in cui per loro tutto finisce. Il mio obiettivo era quello di fare un film su persone che sono felici, che godono di una libertà artistica totatle nonostante l'oppressione del governo. Facevano musica e non potevano immaginare altre forme di creazione o altre attività: qualcosa di diverso per loro sarebbe stato contro natura. Riesco facilmente a identificarmi con loro, ne capisco le motivazioni e conosco gli ostacoli che si possono incontrare. Io stesso, al Gogol Center, cerco di creare un teatro moderno, contro l'establishment e le regole dettate, che può sembrare un movimento. Ma ciò che conta è quanto si è vivi: respiriamo un clima di cultura inaccettabile stabilito dal potere locale, che segue le direttive culturali del governo, proprio come accadeva nella Leningrado del 1983 dove non c'era spazio e modo di dedicarsi alla cultura rock. Summer è dedicato a tutti coloro che vedono la libertà come unica scelta personale possibile. Il mio obiettivo era quello di evidenziare il vero valore di questa libertà".
Il cast
A dirigere Summer è Kirill Serebrennikov, regista e sceneggiatore russo. Nato nel 1969 a Rostov-on-Don, Serebrennikov è attivo nel campo del cinema, teatro e televisione russi e dal 2012 dirige anche il Gogol Center di Mosca. Ha messo in scena la sua prima rappresentazione teatrale quando era ancora studente e… Vedi tutto
Trailer
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.
Commenti (2) vedi tutti
sarà stato anche rivoluzionario nei testi (cosa che nel film, pur tecnicamente ben realizzato, si intuisce poco) ma il rock qui rappresentato equivale a uno scimmiottamento naif di quello occidentale. peccato, perché di lì a poco anche i russi avrebbero saputo dare il loro valido contributo: Akvarium, Nol', Pop Mekhanika, Vezhlivy Otkaz.
commento di giovenostaUn viaggio nella scena punk/rock underground della Leningrado degli anni 80, condotto con stile visivo originale e brillante: in un bianco e nero nitido, una combinazione riuscita di immagini e musica, con efficaci inserimenti da musical. Tuttavia butta via un parte di questa freschezza con l'eccessiva lunghezza che lo porta a perdere di mordente.
leggi la recensione completa di port cros