Regia di Steven Caple Jr. vedi scheda film
Creed II si adagia sulla carcassa di Rocky IV, emulandone lo schema narrativo, gloria-caduta-poi di nuovo gloria , ma nel farlo non è così ideologicamente grezzo come il film del 1985. La boxe diremmo che c'entra di striscio, il dramma prima che sportivo è familiare, il film é delicatamente intriso di una maternità infame e rigeneratrice, smorzando, lì dove fosse necessario, un certo patriottismo di fondo di cui il film è accusato, e riconducendo il tutto primariamente alla sfera privata dei protagonisti.
Impossibile non vedere questo secondo episodio( ma di fatto é l'ottavo) e non lasciarsi passare davanti agli occhi una vita. Quella di Rocky, che in fondo è quella di tutti noi, che ci siamo cresciuti con Rocky, in bene o in male.
Sembra quasi di assistere ad una saga familiare alla "Beautiful", inverosimile ed irresistibile, dove i figli pagano per i padri: se è vero per il giovane Adonis Creed ( M.B.Jordan), costretto ad inseguire le imprese sportive del papà, lo è altrettanto per Viktor Drago ( il mostruoso Florean Munteanu, pugile vero) , destinato a scontare i peccati del genitore. Ci sono proprio tutti , da Dolph Lundgreen a Brigitte Nielsen, passando per il figlio dell'allenatore storico di Apollo (!) (ma perché non il figlio dell'allenatore storico di Rocky, Mickey, allora..)
Su tutti aleggia la figura paterna del vecchio Rocky Balboa, sempre più in disparte, sempre più fondamentale e rassicurante.
Stallone, anche sceneggiatore, ha oramai, con buona pace dei suoi detrattori, raggiunto una credibilità nata oltre 10 anni fa come riflessione sulla disintegrazione del corpo, proseguita poi cocciutamente come autoparodia di sé, fino a quando tutti abbiamo alzato bandiera bianca, porgendo l'ascia di guerra.
Pensateci un attimo, è una cosa che sanno fare solo i grandissimi.
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