Regia di Luciano Onetti, Nicolás Onetti vedi scheda film
Terzo lungometraggio dei due fratelli argentini Luciano e Nicolás Onetti. Dopo avere omaggiato il giallo italiano, realizzano qui una originale rilettura (anche celebrativa) del cinema di Hooper e Craven, nello specifico dei film Non aprite quella porta e Le colline hanno gli occhi.
Il regista Vasco (Damián Dreizik) si reca assieme a quattro collaboratori alle rovine di Epecuén, ex villaggio turistico situato in provincia di Buenos Aires, per realizzare un documentario sulla drammatica alluvione avvenuta nel 1985. Carla (Victoria Maurette), una residente del luogo precedentemente il disastro, fa da guida alla troupe. Poco prima di arrivare a destinazione, il gruppo fa sosta in un'area di servizio popolata da inquietanti personaggi. Dopo essersi rimessi in viaggio, rimangono bloccati con il furgoncino, scoprendo che qualcuno ha sabotato il veicolo.
"Ci sono cose peggiori della morte." (Carla)
Avevamo lasciato i fratelli Onetti, due interessanti registi argentini, alle prese con gli omaggi al cinema giallo italiano, ovvero con il gradevole Francesca e, prima ancora, con l'onirico e super citazionista Sonno profondo. E proprio recensendo questo titolo era stato menzionato What the water left behind, in occasione di un trafiletto comparso su Nocturno cinema (n.185 pag. 20). Ebbene, questa volta i due registi omaggiano Tobe Hooper e Wes Craven, realizzando un personalissimo incrocio tra Non aprite quella porta e Le colline hanno gli occhi. La tecnica non differisce dai due gialli precedenti: fotografia satura, con predominante cromatica verde, violenza esasperata e parossistica, riprese aeree (con drone) che risaltano il desolante paesaggio (quasi lunare) con alberi privi di foglie e rovine riemerse dalle acque.
Con un graduale ingresso del torture porn (ad oltre metà film), i fratelli Onetti centrano di nuovo l'obiettivo, ovvero riportano sullo schermo non solo le ambientazioni dei due horror americani ricordati più sopra, ma persino i caratteri: il corpulento Tito (Evan Leed) assomiglia a Leatherface, soprattutto quando adopera una motosega sulle gambe di una sventurata; il pervertito interpretato da German Baudino sembra "testa di latta" mentre la matriarca (Mirta Busnelli) tiene -con il pugno di ferro- unita la "famiglia". Anche il mattatoio e i resti scheletrici di caproni, cavalli e altri animali ricadono nella conformazione tipica di casa Sawyer. Ma i fratelli Onetti (anche autori della colonna sonora) reinterpretano Non aprite quella porta in un'ottica tutta personale, dando al girato un taglio da graphic novel grazie alla superba fotografia che alterna cieli pomeridiani -insolitamente- verdi a tramonti giallo/rossi.
Il fine lavoro di messa in scena, le interpretazioni volutamente retoriche della genia di pazzi e il registro eccessivo (con finale cattivissimo) ne fanno un titolo di assoluto richiamo per il pubblico che sa apprezzare il genere, e non solo: i bei film in particolare, proprio come questo stupendo What the water left behind (Los olvidados), lungometraggio che si è portato a casa il primo premio per gli effetti speciali al Horrorant Film Festival 'Fright Nights' (edizione 2018). Cosa l'acqua si lascia alle spalle (parafrasando il titolo inglese) è dunque tanta disperazione umana: i fratelli Onetti, inaspettatamente, inseriscono infatti anche una sottotraccia di "denuncia" sul come sia stato socialmente irrilevante l'aiuto destinato ai residenti di Epecuén, dove "ruderi" umani si mescolano ai resti edili. E siccome tutto il mondo è paese, sui titoli di coda un paio di sequenze (reali) dai telegiornali dell'epoca danno il segno della speculazione mediatica che sta dietro alle tragedie. Sorta di cinico atteggiamento che non riguarda certo solo l'Argentina. E, per concludere, segnaliamo che mentre in Italia nessuno se li fila, nel 2018 i due registi hanno avviato il progetto Abrakadabra: un ritorno al giallo per un film che, dati i precedenti, non può essere che interessante.
Curiosità
Nel film Damián Dreizik interpreta il regista Vasco. Prima di venire massacrato con una mazza chiodata che lo colpisce al volto, indossa una coloratissima maglietta: è la locandina del film Francesca (sopra). Una divertita autocitazione fatta da Luciano Onetti. Ma non è l'unica curiosità, perché merita di essere segnalato anche che i due registi compaiono in un breve cameo.
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