La gloria ed il successo sono eventualità destinate a rimanere un ricordo lontano, in alcuni casi sbiadito da un invecchiamento inevitabile, fisiologico, magari accelerato da fattori contingenti.
Le gesta dei Moschettieri, tratte dal romanzo d'appendice di metà '800 del noto scrittore francese Alexandre Dumas, sono state al centro di numerosissime (oltre una ventina) trasposizioni cinematografiche, spesso molto note e appoggiate da coproduzioni internazionali a largo budget.
E' certo un po' insolito ritrovare un cast tutto italiano, che racchiude peraltro quasi la metà tra i nostri interpreti più noti ed apprezzati, ed un regista di fama prettamente nazionale, ma di indubbie capacità di persuasione sul pubblico già ampiamente dimostrate in precedenza, impegnati nell'ennesima trasposizione delle gesta dei tre, anzi dei quattro eroi e paladini di una Francia sempre in sommossa e subbuglio, tra cospirazioni e complotti di corte.
Una reunion che avviene su istigazione della regina Anna D'Austria, reggente del trono in attesa che il figlio minore giunga ad una età appropriata per il governo del paese, desiderosa di metter fine alle oscure trame ordite dal malizioso Cardinale Mazzarino.
E l'occasione di riunirsi per ristabilire i diritti dei reali in difficoltà, lungo un periodo storico favorevole alla presenza di donne al comando, con le redini del potere in balia di moti cospirativi, e per questo bisognose di aiuto concreto e risoluto, fornisce alla trama l'occasione per ritrovare i quattro spadaccini invecchiati male e destinati altrimenti ad un oblio ingeneroso se non crudele, armarsi a difesa dell'ordine.
Ma l'occasione è soprattutto un pretesto, davvero eccessivamente forzato e fuorviante, per permettere a quattro bravi ed istrionici attori italiani, e a tutto l'ulteriore seguito di corte (Favino-D'Artagnan porcaro, Papaleo-Athos bisex, Rubini-Aramis monaco indebitato e ladro, Mastandrea-alcolista smemorato, oltre a Buy-regina Anna, Haber, Gioli ecc. ecc) di fornirci l'ennesima occasione per dar vita a piccoli sipari in sé a volte pure divertenti, ove tuttavia forse solo Valerio Mastandrea riesce a risultare davvero divertente e indolentemente scanzonato come piace a noi.
Veronesi, di suo, ci mette l'impegno e la tecnica di costruire, con indubbio mestiere e piglio da action in gran stile, scene d'azione ariose e forti di riprese concitate fatte di vedute dall'alto e in corsa su spazi bucolici in verità più appropriati a ricordare la solare e agreste campagna toscana, che la ubertosa ma un po' cupa terra sconfinata francese:
Il coinvolgimento di un intero cast italiano anche di lusso, finisce tuttavia presto per conferire al film una inevitabile fisionomia da farsa in costume che nemmeno la tecnica registica visivamente impeccabile e tanto meno la lezioncina finale " a memoria di bambino", riesce a convincerci; anzi è forse proprio questo così didattico e sgangherato escamotage finale, che contribuisce a renderci ulteriormente perplessi sull'esito di questa calcolatissima, meccanica, furba operazione commerciale utile solo a ispirarci qualche tirata risatina di circostanza e poco altro. In altre parole, l'ennesima bischerata del regista di Prato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta