Regia di Filippo Bologna vedi scheda film
Cosa aspettarsi da un film che affida il ruolo di protagonista maschile e femminile a due usciti fuori da Il grande fratello televisivo? Nulla, il vuoto penumatico. Che è esattamente ciò che si può trovare in questo film che - pur volendo occhieggiare in chiave kammerspiel a Tarantino e ai Coen - non è buono neppure per dormire e che, la sera dell'ultimo dell'anno, fa incontrare diverse coppie in un lussuoso chalet di montagna. Una coppia di ladri (Argentero e Pastorelli) che ha sequestrato i padroni di casa; una coppia di scambisti (più una seconda che non arriverà mai), una madre (Ferrari) con un figlio che vogliono recuperare una vecchia crosta dipinta dal marito ormai defunto della signora e due fattorini che dovrebbero consegnare ostriche e champagne, ma che non giungeranno mai alla meta. Tra battute sul padrone di casa nerboruto e di colore (lo chiamano il "toblerone"), altre sul tempo che un eterosessuale medio passa all'interno di una vagina, quella miracolata della Pastorelli che, continuando a interpretare (male) sé stessa, fa rimpiangere il fulgido talento di Valeria Marini in analoghe parti da oca (ma ve lo ricordate quanta classe aveva Marilyn?) e doppi sensi a gogò, ovviamente a (s)fondo sessuale (perduto), il film termina con una bolla di sapone, sprecando anche un cammeo di Riccardo Scamarcio. A mai più rivederci, Filippo Bologna.
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