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Cosa fai a Capodanno?

Regia di Filippo Bologna vedi scheda film

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La recensione su Cosa fai a Capodanno?

di Furetto60
4 stelle

Esordio alla regia di Filippo Bologna con una "Black comedy "poco convincente. Cast prestigioso. ma non basta.

Un bizzarro e improbabile gruppetto di scambisti sessuali, che non si sono mai incontrati prima,si danno appuntamento in una sperduta baita di montagna, decisi a trascorrere la notte dell’ultimo dell’anno, all’insegna della più sfrenata trasgressione, concedendosi una notte di orgia domestica, in mezzo ai boschi innevati. Ci sono Marina alias Valentina Lodovini e Valerio il bel Riccardo Scamarcio, che si vedono solo all’inizio e alla fine, in quanto rallentati, da un macabro e rocambolesco incidente, per montare le catene Valerio ci rimette un dito, poi c’è Romano il vecchio Haber, paraplegico costretto su sedia a rotelle, politico ormai in declino, ex docente in pensione, uomo cinico e spocchioso, volgare e razzista, con la tormentata e giovanissima dark Nancy, la bella Puccini, poi Domitilla, alias Isabella Ferrari, una sofisticata radical-chic dell'alta borghesia, in compagnia del figlio scambiato per il suo toy-boy ,in realtà giunti lì,un po’ per curiosità, ma soprattutto per recuperare un quadro dal grande valore sentimentale e la scombinata coppia di ladri, coinvolti per caso nel gioco delle coppie,Mirko, alias Luca Argentero, un becero maschilista e Iole, la Ilenia Pastorelli, ragazza svampita, ignorante ma in sostanza,sensibile, introdotti nella baita per svaligiarla, dopo aver messo fuori combattimento, ma solo per un po’, i veri padroni di casa, rinchiudendoli in cantina. Nell’arco di una sola notte e in unico ambiente, si consumerà un vero e proprio gioco al massacro ,alcuni segreti emergeranno creando,situazioni imbarazzanti o ambigue, tra allucinazioni, bugie e pseudo-trasgressioni, strofinamenti lesbici, sballi da stupefacenti, visioni erotiche, bagni in piscina riscaldata e perfino un suicidio, per tramite di un cane addestrato e la riscossa del massiccio proprietario della casa, un omaccione di colore, con la compagna, un’affascinante audiolesa, che riprende energicamente le redini della situazione. Infine c’è perfino un furgone di una ditta di catering carico di aragoste, ostriche e champagne, con a bordo due strampalati autisti, che dovrebbero raggiungere lo chalet,per rifocillare la scombinata compagnia, ma non ci arriveranno mai, i due scellerati, discettando sul quesito se le aragoste soffrono o meno durante la cottura, restano bloccati in mezzo alla tormenta, con la chiave dell’avviamento spezzata, sorpresi da una incredibile tempesta. Confidando nell' istintivo richiamo dei crostacei per il mare, loro habitat naturale, li liberano per poterli seguire, in una delle scene più suggestive e divertenti. Il film segna il debutto alla regia di Filippo Bologna,che dopo l’ottima sceneggiatura di Perfetti sconosciuti, è finalista del Premio Strega nel 2009 con “ Come ho perso la guerra”, poi è alla sceneggiatura del validissimo “L'ultima ruota del carro” di Giovanni Veronesi. Tuttavia questo film, non funziona, è un mal assemblato puzzle di generi, non ha un’identità precisa, procede in maniera disomogenea , con una sceneggiatura incerta, indugia su temi potenzialmente interessanti, come migrazione, droga, problematiche relazionali e di coppia, ma lo fa con sguardo superficiale e le battute lasciano il tempo che trovano. Ha l’ambizione di presentarsi come una sorta di "black comedy", ma i momenti d’ilarità e di humor nero sono veramente pochi e poco efficaci, strizza l’occhio ai modelli Tarantiniani e al surrealismo dei fratelli Coen, ma pur ispirandosi a loro ne resta ben lontano.Il cast è di tutto rispetto e tutti offrono una prova individuale più che dignitosa, ma le loro performance recitative sono fini a se stesse e restano slegate tra loro. Nel complesso il lavoro è deludente

 

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