Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
Sceneggiata napoletana strillata, urlata, stereotipata, orgogliosa, disperata: tremendamente efficace. E Tony Esposito si scatena. Lina Wertmuller conosce bene la varia umanità dei quartieri popolari e li fa diventare lo scenario di un giallo forsennato ed arrabbiato, dominato da una sequela di omicidi maschili caratterizzati dalla macabra presenza di una siringa penzolante sull’organo genitale. Parafrasi: siete uomini, fate schifo per principio, e ci state pure uccidendo i figli. Eh sì, perché ciò che sta più a cuore alla Wertmuller è la denuncia del giro di droga che inonda non solo il napoletano, mietendo vittime giovanissime (straziante la scena in cui il bambino si fa una pera e fa una brutte fine). Il film, fondandosi su un complicato intrigo, ha anche un colpevole, che si smaschera in una sequenza degna del miglior teatro popolare partenopeo. Quasi a voler sottolineare la dimensione operistica, il ballerino Daniel Ezralow salta, balla, corre lungo i vicoli e sulle terrazze di Napoli, e anche lui ci lascia penne. E così pure lo squallido camorrista decadentista di Paolo Bonacelli e l’ambiguo Harvey Keitel. Alla fine sono le donne che si salvano, ma con la vita distrutta. Isa Danieli, cuore del sud, regna, e non di rado ruba la scena all’eroina Angela Molina.
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